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19/08/2020 06:00:00

Totò Cuffaro: "Manca un centro moderato. Chiedo scusa ai siciliani per quello che non ho potuto fare..."

 Una intervista a cuore aperto, Totò Cuffaro è sereno, ha chiare le idee politiche.

Vendemmiava quando ci ha rilasciato questa intervista, tono pacato, nessuna rimorso, qualche rimpianto, molto orgoglio per essere stato il presidente della Regione Siciliana.

E’ senza filtri ma con una visione importante di ciò che sarà lo scenario siciliano e italiano.

Totò Cuffaro, ogni volta che ci si avvicina alle grandi competizioni elettorali, come le regionali del 2022, si tira in ballo il suo nome. La politica ha già dimostrato di avere dei leader che durano il tempo di una doccia, lei resiste. E’ una certezza. Rimpianti di una vecchia politica?

Sapere che ci sono tanti siciliani che ancora pensano a me mi ripaga certamente di molte sofferenze e di tanto dolore. Sapere che sono nel cuore dei siciliani è un grande orgoglio e un grande onore, ma si impone una riflessione: se la gente, nonostante tutto quello che mi è successo, continua ancora a pensare a me vuol dire che chi è venuto dopo di me non è riuscito, probabilmente, ad essere migliore di me. Oggi ho la consapevolezza che i tanti fustigatori, e quanti hanno asciugato il coltello nelle mie carni, che mi hanno perseguitato da un punto di vista politico e mi hanno fatto la morale, non sono stati migliori di me, anzi posso dire che io sono lungamente migliore di loro. Questa riflessione che sto facendo io la stanno facendo evidentemente anche i siciliani e pensano che per me ci possa essere un ritorno. Io, invece, penso che la mia presenza in politica debba limitarsi alla capacità di formare una classe dirigente che serva alla politica. Questo voglio fare prima delle regionali del 2022, per dare alla politica un gruppo di quadri dirigenti indipendentemente dal partito politico che poi sceglieranno per misurarsi per la competizione elettorale. Deve essere tutta gente motivata, che crede in qualcosa, non si può fare politica se non si ha un ideale. Oggi la crisi della politica è proprio legata alla assenza dei valori.

La Regione vive un momento di stagnazione, si annunciano riforme che puntualmente non avvengono mai, disattendendo le promesse e deludendo gli elettori. Ci si avvita e ci si nasconde dietro la burocrazia per nascondere l’incapacità della politica?

Le promesse in politica hanno le gambe corte, durano il tempo di un idillio tra il candidato, l’eletto e l’elettorato. Finita la luna di miele le promesse fatte e non mantenute continuano a diventare dei macigni. Bisogna promettere solo le cose che si possono realizzare e lavorare affinché questa terra possa crescere, possano essere incrementate le attività produttive, spese le risorse comunitarie. Non mi convince affatto l’idea di sparare contro i dipendenti regionali, i dipendenti vanno seguiti, monitorati e incoraggiati e fanno quello che la politica li mette nelle condizioni di poter fare. Con me la classe dirigente regionale ha lavorato, c’era un grande impegno di monitoraggio delle risorse fatto dalla dottoressa Palocci, da me e da tutti gli assessori e tutto questo ha dato i suoi frutti. Se ci sono delle responsabilità in capo a qualcuno si evidenziano ma sparare contro tutta la classe dei dipendenti regionali è inutile, le persone vanno incoraggiate nell’impegnare le risorse affinché la Sicilia possa creare condizioni di produttività e di lavoro.

Manca, non esiste, un centro moderato sia a livello nazionale che regionale. Ha tentato di ricoprire questo vuoto Italia Viva che ha aperto a Forza Italia e a tutte le forze centriste. L’appello al momento non è stato raccolto. Perché? Cosa manca?

C’è una grande anomalia oggi nel panorama siciliano e italiano, l’anomalia è che in un Paese come il nostro, prevalentemente fatto di moderati, manca un centro moderato. Manca un’area politica che possa raccogliere l’eredità di quella che è stata la DC, di quei valori che fecero grande la Democrazia Cristiana. Se oggi tanta gente diserta le urne, siamo oltre il 50%, è perché non trova nelle liste elettorali il partito a cui poter affidare le proprie istanze, in cui credere. Questo ha fatto negli anni passati la DC e tutto questo oggi non c’è. Io credo che il centro possa essere ricostituito dall’insieme dei partiti che orbitano nell’area moderata, parlo di Forza Italia, di Italia Viva, di Azione di Calenda, di +Europa. Credo che questi partiti si ritroveranno insieme al prossimo sistema elettorale, che dovrebbe essere proporzionale, sotto la guida di un leader che rianimi quest’area politica e rinforzi la vocazione europeista del nostro Paese. Mi viene in mente solo un nome che potrà essere il leader di questa aggregazione: Mario Draghi. Attorno a Mario Draghi può essere ricostituita un’area moderata, tante persone tornerebbero a votare. Se questo dovesse succedere il nostro Paese eliminerà una grande anomalia politica: la mancanza di un centro moderato in un Paese che è equilibrato e moderato.

Un giudizio sul governo Musumeci e uno sul governo Crocetta? Punti di forza e elementi di negatività.

Non amo dare giudizi. Per uno come me, che è stato molto giudicato da un punto di vista politico, umano e giudiziario, scegliere di non dare giudizi è elemento di riflessione. Ognuno deve avere la capacità di poter analizzare cosa è stato il governo Crocetta e il governo Musumeci e poi potersi esprimere. I giudizi, pertanto, li tengo per me ma chiedo a chiunque leggerà questa intervista di far scattare una riflessione che poi porti al giudizio su ciò che è stato il governo Crocetta e poi il governo Musumeci.

Molti assessori dell’ attuale esecutivo regionale non verranno ricordati, alcuni sono appiattiti su Musumeci e rischiano di eclissarsi. Che scenario intravede post Musumeci?

In realtà la domanda è molto “vera”. Molti assessori si sono appiattiti, invece gli assessori devono avere capacità di dialettica, di rappresentanza, devono soprattutto avere la voglia di portare dentro il governo regionale le istanze che provengono dai territori. Non di meno devono farsi portavoce delle istanze che i partiti, che sono elementi insostituibili della politica, sono in condizioni di affidare all’assessore che poi dovrà confrontarsi con l’esecutivo regionale e con il presidente. Questa è la politica, questo è il ruolo insostituibile dei partiti nella loro capacità di proposta e di progetto. Quello che ho tentato di fare io durante i miei anni di governo è stato proprio quello di condividere ogni passaggio e ogni istanza con tutto l’esecutivo.

E’ tempo di amministrative per la Sicilia, scompaiono i partiti e si continua con il civismo. Ha perso la politica, come si può ricominciare ad amare ed essere orgogliosi dei simboli e delle bandiere di partito?

Ormai nei Comuni ci sono solo liste civiche, questo potrebbe non essere sbagliato se le liste civiche fossero animate da persone che mettono insieme i propri valori, una condivisione di idee. Se, invece, le liste civiche sono il frutto di potere e di consenso allora non siamo nell’ambito della politica. La politica è fatta di ciò che serve per raggiungere un progetto di bene comune, e la politica perde se le liste civiche rappresentano solo la corsa al seggio. Se la gente non va più a votare è perché non si sente rappresentata, se continuiamo così sarà sempre peggio. Io sono un convinto assertore dell’importanza del ruolo dei partiti e vorrei che tornassero ad essere il perno della politica. Una volta uno slogan della DC diceva: “ Fai vincere le cose che contano”, i cittadini devono mettersi insieme per far vincere le cose che contano non per far arrivare prima la lista in cui credono di essere eletti. Tutto questo non è vera politica.

Totò Cuffaro, in molti le chiedono di tornare a dire la sua in politica, di esserci, in fondo lei non se ne è mai andato: ci sono i suoi libri. A quando il prossimo?

La domanda è molto personale e ho il dovere di rispondere con sincerità. Per me la politica è stata tutto, è stata la mia vita, ho dedicato i miei migliori anni e tutto me stesso. Nonostante quello che mi è accaduto la politica mi ha permesso una cosa straordinaria: fare il presidente dei siciliani, eletto direttamente dai siciliani. Non c’è cosa più bella che poter rappresentare la propria terra, nutro un profondo orgoglio per questo. Mi resta il rammarico di non aver potuto fare di più, la mia vicenda politica è stata attraversata dalla mia vicenda giudiziaria. Sento il bisogno di chiedere scusa a tanti siciliani: si aspettavano di più e non l’ho potuto fare. Il fardello giudiziario ha condizionato il mio impegno non solo da presidente della Regione ma anche da uomo. L’esperienza da presidente resta per me la cosa più bella, talmente bella che, pur sapendo che è stata la mia posizione da presidente ad avermi portato in carcere, se tornassi indietro io rifarei il presidente della Regione. Non c’è orgoglio più grande che rappresentare la tua terra e la tua gente. Oggi sono ai margini della politica elettiva, il mio contributo è in termini di consigli anche attraverso i miei libri. E adesso con altrettanta sincerità le dico: si, la politica mi manca. Guardo con attenzione a quello che succede e chissà, magari, in futuro io non abbia la possibilità di tornare con impegno in politica. Al momento rappresento la Sicilia in un paese poverissimo come il Burundi, dove passo parecchi mesi dell’anno aiutando quella popolazione che non ha nulla ma è ricca di speranza. Ogni volta che torno mi sento più ricco umanamente. Sto finendo di scrivere un libro che darò in stampa nel 2021 e si intitolerà “Euno”, lo schiavo di Sicilia che si ribellò ai romani e fece la prima guerra servile. Euno, martire per la libertà, così come recita la statua che c’è ad Enna. Racconto i fatti della Sicilia, i fatti che mi hanno visto protagonista sia in positivo che in negativo.