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28/09/2020 10:43:00

Sicilia, sequestrata una lavanderia abusiva. Il marito della titolare percepisce il reddito di emergenza

Una lavanderia totalmente abusiva è stata scoperta a Borgetto, nel palermitano, dai militari della Guardia di Finanza.

Due sorelle gestivano l'attività priva di qualsiasi autorizzazione amministrativa e di partita iva, risultando totalmente sconosciuta al fisco. Le due donne sono state denunciate anche per il reato ambientale, per la mancata Autorizzazione Unica Ambientale, prevista per il tipo di attività.

A seguito di ulteriori accertamenti i finanzieri, inoltre, hanno scoperto che il marito di una delle donne titolari della lavanderia percepiva indebitamente il reddito di emegenza. L'uomo è stato denunciato e dovrà restituire la somma di 1120 euro.  Qui i dettagli nel comunicato delle Fiamme Gialle: 

Nei giorni scorsi i Finanzieri della Compagnia di Partinico, nell’ambito di autonoma attività investigativa a contrasto del sommerso da lavoro, hanno individuato un’attività di lavanderia totalmente abusiva, sita in Borgetto, risultata priva di titoli autorizzativi rilasciati dal competente Sportello Unico Attività Produttive nonché priva di partita IVA e pertanto completamente sconosciuta al fisco (evasore totale) e di qualsiasi autorizzazione amministrativa.

In particolare, da preliminari accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle erano emersi consumi anomali di energia elettrica e la sussistenza di potenziali violazioni alla normativa ambientale. Veniva così richiesto all’A.G. competente l’emissione di un decreto di perquisizione la cui esecuzione ha permesso di accertare l’esistenza di una lavanderia artigianale, gestita da due sorelle del posto, allestita in modo precario e in totale assenza di qualsiasi autorizzazione amministrativa.

Gli ulteriori accertamenti eseguiti hanno permesso di appurare, oltre alle citate violazioni, la mancanza di specifica documentazione prevista dal Testo Unico Ambiente per la particolare tipologia di attività (Autorizzazione Unica Ambientale, denuncia annuale delle acque reflue industriali, relazione tecnica dell’impianto di depurazione e autorizzazione allo scarico in fognatura).

Per tale motivo le Fiamme Gialle hanno proceduto al sequestro penale del locale e delle attrezzature trovate al suo interno e a denunciare le titolari alla Procura della Repubblica di Palermo per la ipotesi di reato di cui agli artt. 124-125 del T.U. Ambiente di cui al D. Lgs. 152/2006 (omessa domanda dì autorizzazione agli scarichi di acque reflue industriali).

Inoltre, atteso lo stato fatiscente dei luoghi, le scarse condizioni igieniche, gli spazi angusti in cui vi era un’elevata concentrazione di apparecchiature elettriche, capi in fase di lavaggio (e, dunque, bagnati) ovvero già trattati, confezionati e pronti per la consegna, fili elettrici pendenti, carenza di vie di aereazione e di uscite d’emergenza, i militari operanti hanno proceduto a segnalare all’A.G. delegante anche le gravi violazioni riscontrate in materia di sicurezza sul lavoro previste dal Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro e integranti un rischio effettivo sia per i lavoratori addetti che per i clienti, soprattutto in questa fase di emergenza epidemiologica da Covid-19 in cui i processi di sanificazione risultano fondamentali per il contenimento della pandemia.

Nei confronti delle due sorelle si procederà, inoltre, alla contestazione delle relative sanzioni amministrative per importi che vanno da un minimo di €. 250 a un massimo di €. 5.000 per violazione delle norme specifiche relative all’esercizio abusivo dell’attività di tinto-lavanderia nonché alla contestazione delle relative sanzioni amministrative in materia tributaria per mancata installazione del registratore di cassa (sanzionata con la pena pecuniaria da € 1.032 a € 4.131) e mancata tenuta delle scritture contabili obbligatorie (che prevede una sanzione amministrativa da € 1.000 a € 8.000).

Inoltre, i successivi approfondimenti investigativi hanno permesso ai finanzieri di rilevare che il marito di una delle due titolari aveva richiesto e beneficiato del “reddito di emergenza”: attesa l’omessa comunicazione della posizione lavorativa svolta dalla moglie, la quale – seppure esercitata in forma abusiva – costituisce una fonte reddituale per il nucleo familiare, si è altresì proceduto a deferire all’A.G. il percettore indebito per la violazione dell’art. 483 C.P. e alla comunicazione all’INPS della posizione del soggetto per la revoca del beneficio e il recupero degli importi finora erogati, ammontanti ad Euro 1.120,00. L’operazione rientra tra i compiti istituzionali della Guardia di Finanza quale polizia economico – finanziaria costantemente impegnata nella lotta alle attività commerciali illegali e a tutela delle imprese che operano nel rispetto delle regole.