Minacce sui social ai giornalisti di Tp24, per costringerla ad eliminare un articolo non "gradito".
Con questa accusa, la Procura della repubblica di Marsala (pm Giulia D’Alessandro) ha citato direttamente a giudizio Giampiero Manoguerra, di 29 anni, e Gianluca Dardo, di 25. Quest’ultimo arrestato a fine aprile 2017 dalla polizia per fatti di droga.
Nel capo d’accusa si legge che Manoguerra avrebbe commesso il reato di violenza privata minacciando il direttore responsabile della testata, Giacomo Di Girolamo, intimandogli di rimuovere l'articolo. Altrimenti, gli avrebbe fatto “passare cose che nella sua vita non aveva visto mai”.
Dardo, invece, avrebbe commesso reato di minacce, in danno, oltre che di Di Girolamo, anche della redazione, in quanto in un post su facebook scrisse: “A questi di Tp24 mi sa che bisogna andarci nello studio”. I fatti contestati sono datati 2 luglio 2018.
Il processo a Manoguerra e Dardo inizierà davanti il Tribunale di Marsala l’1 febbraio 2021.
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La mia pazienza, come sanno tutti in radio e in redazione, rasenta la dabbenaggine. Sono ecumenico fino all'autolesionismo.
Da noi tutti hanno diritto di tribuna, anche e soprattutto quelli che ci odiano. Cerchiamo di parlare con tutti, anche se diventa sempre più difficile, in una società avvelenata dall'odio e dall'ignoranza.
Detto questo, da un po' di tempo ho deciso che il segno è passato. Non si può sempre fare finta di nulla. Pertanto, tutti coloro che utilizzeranno espressioni di minaccia nei confronti miei di TP24 - Il territorio in diretta​, di RMC 101​, della redazione o dei nostri collaboratori, verranno denunciati. Con gli intolleranti, bisogna essere intolleranti. Alle minacce come alle offese.
A proposito. Non c'è articolo di Tp24 che non venga dileggiato, deriso, irriso da un minoranza rumorosa di persone che pensano di sapere già tutto su molti aspetti della vita, dalla giusta pena per una rapina fino alla vera natura del coronavirus. Ecco, anche con queste persone bisogna essere intolleranti. Inquinano il dibattito, rendono i social un posto ostile. Ogni giorno conto a decine gli insulti che ricevo: "giornalaio"; "ma chi li scrive questi articoli? paperino?", "coglione", etc. Oppure: "ma che notizia è?".
Il fatto è che a criticare i nostri articoli sono persone che in vita loro non hanno mai letto un articolo di giornale, nè comprato un quotidiano, aperto un libro. E quindi la mortificazione maggiore di questa mia professione non sono le minacce o gli insulti, ma il fatto di essere giudicato, sul tuo essere giornalista, da una massa di persone che un giornale neanche sanno com'è fatto. (gdg)