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20/10/2020 08:30:00

La necessità della carta igienica. Un'analisi sociologica

di Katia Regina

Houston abbiamo un problema... ma non è di questo che intendo parlare, non ho né le competenze né tantomeno la voglia. Cionondimeno l'argomento che intendo trattare si collega, in qualche modo, alla crisi sanitaria planetaria. Ebbene, l'aspetto della vicenda che più mi intriga, forse anche per esorcizzare un po' il dramma, riguarda infatti l'aspetto sociologico che osserva e analizza i comportamenti umani dinnanzi ad un evento. Proviamo ad alleggerire la questione attraverso uno studio che individua quali prodotti sono stati acquistati maggiormente durante i vari periodi di quarantena nei diversi paesi.

Ebbene, gli italiani hanno riempito i carrelli della spesa di farina, carne in scatola, pasta sugo e legumi. Sono calate vertiginosamente le vendite di prodotti per la bellezza, le donne hanno scelto, senza troppi indugi, di privilegiare i detersivi e i disinfettanti. Ma c'è un prodotto in particolare che ha registrato un'impennata inquietante: la carta igienica.

Un breve salto indietro per comprendere meglio da quando, questo prodotto, è diventato indispensabile nelle case di ognuno, a prescindere dalle latitudini. Pare che i nostri antenati risolvessero il problema con delle foglie, tranne gli egizi che usavano invece la sabbia... ahia ahi (ndr)

Insomma si è dovuto aspettare il diciannovesimo secolo per vedere comparire il rotolo. Da lì in poi tutte le evoluzioni ormai note. In Italia prima del suo arrivo si potevano trovare, nei gabinetti, le cosiddette pezze degli agiamenti, così chiamate nel 1587 da Giovanni Della Casa, nel suo Galateo overo de' costumi. Decisamente curioso il luogo in cui nascondevano i necessari foglietti le dame del XVIII secolo, un discreto spazio riservato dentro il manico del ventaglio, diabolico. Il grande equivoco nasce invece con il discusso scienziato Cesare Lombroso, con il suo Cenni per una carta igienica d'Italia, nel quale si riferiva però ad una mappa sulla situazione igienica nei territori italiani.

Ma torniamo a noi, la crisi sanitaria mondiale ha, in qualche modo, azzerato, o quasi, tutte le differenze culturali, facendo registrare il medesimo comportamento: la corsa alla scorta di carta igienica. Ad Hong Kong addirittura un supermercato è stato rapinato di oltre seicento confezioni dei preziosi rotoli. In Australia due donne se le sono suonate di santa ragione per accaparrarsi l'ultima confezione in vendita. Eppure qualche piccola differenza ontologica resta tra le diverse culture. Il singolare primato della fine delle scorte pare che sia dell'Inghilterra, e con questo non s'intende insinuare nulla, sia ben chiaro.

Anche negli Stati Uniti c'è stato il saccheggio negli scaffali. Considerando il consumo pari a 34 milioni di rotoli al giorno verrebbe da attribuirgli una tassa ad hoc per il danno ecologico al pianeta. Stesso problema si è registrato in Francia, ed è singolare se si pensa che furono proprio i francesi ad inventare il bidet, salvo poi snobbarlo nei secoli a venire. In Italia, ma non solo, il bidet lo abbiamo eccome, infatti il problema si è registrato meno , così come in tutti i paesi che contemplano l'indispensabile sanitario.

Se ora state pensando che forse non era il caso di dedicare un intero articolo all'argomento, vorrei far notare che in Venezuela, nel 1993, il primo segnale della terribile crisi economica, che ancora persiste, fu proprio la scomparsa della carta igienica nei supermercati, e addirittura la sua comparsa nel mercato nero delle merci. Insomma, un prodotto sentinella, si potrebbe dire, sotto diversi aspetti. Ed infine, per avvalorare ulteriormente l'importanza della questione, sappiate che esiste una sezione su Wikipedia dedicata proprio alla carta igienica e il Covid 19. Va da sé che in periodi di magra qualsiasi foglio diventa un succedaneo, per questo vi consiglio di tenere sempre qualcosa da leggere in bagno, magari un libro che non vi piace, un vecchio quotidiano, meglio se nazionale e libero.