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22/10/2020 12:30:00

Ultimo fine settimana per le Giornate FAI d'autunno

A Giulia Maria Crespi, scomparsa lo scorso luglio, è dedicata l’edizione 2020 delle Giornate FAI d’Autunno: mille aperture a contributo libero in 400 città in tutta Italia, organizzate per la prima volta in due fine settimana, sabato 17 e domenica 18, sabato 24 e domenica 25 ottobre. Anche quest’anno promotori e protagonisti sono i Gruppi FAI Giovani, ideali eredi e testimoni dei valori che per tutta la vita hanno guidato la Fondatrice e Presidente Onoraria del FAI – Fondo Ambiente Italiano: l’inesauribile curiosità, la voglia di cambiare il mondo e l’instancabile operosità per un futuro migliore per tutti. Ispirandosi a lei, i giovani del FAI – con la collaborazione delle Delegazioni e degli altri Gruppi di volontari della Fondazione – scenderanno in piazza per “seminare” conoscenza e consapevolezza del patrimonio di storia, arte e natura italiano e accompagneranno il pubblico, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria, alla scoperta di luoghi normalmente inaccessibili, poco noti o poco valorizzati in tutte le regioni: un caleidoscopio di meraviglie nella proposta effervescente del FAI e dei suoi delegati che reagiscono con ancor più energia e impegno, positività ed entusiasmo al periodo difficile che l’Italia sta attraversando (I posti sono limitati: al fine di garantire la sicurezza di tutti è consigliata la prenotazione; alcune aperture richiedono la prenotazione obbligatoria. Sul sito www.giornatefai.it sono indicate tutte le informazioni e le modalità di partecipazione. N.B. Nei due fine settimana apriranno luoghi diversi: consultare il sito per controllare il programma).

Storiche dimore signorili, castelli, giardini, sedi istituzionali, chiese, complessi conventuali e tante altre “chicche” come borghi, collezioni private, parchi, luoghi della produzione e del commercio solitamente riservati agli addetti ai lavori si sveleranno attraverso punti di vista insoliti e racconti che meraviglieranno i visitatori, soddisfacendo e, insieme, accrescendo il loro desiderio di sapere, la loro curiosità. Prendere parte alle Giornate FAI d’Autunno 2020 vuol dire non solo godere della bellezza che pervade ogni angolo del nostro Paese e “toccare con mano” ciò che la Fondazione fa per la sua tutela e valorizzazione; vuol dire soprattutto sostenere la missione del FAI in un momento particolarmente delicato. Tutti i visitatori potranno sostenere il FAI con una donazione libera - del valore minimo di 3 € - e potranno anche iscriversi al FAI online oppure nelle diverse piazze d’Italia durante l’evento. La donazione online consentirà, a chi lo volesse, di prenotare la propria visita, assicurandosi così l’ingresso nei luoghi aperti dal momento che, per rispettare la sicurezza di tutti, i posti saranno limitati.

In occasione delle Giornate d’Autunno anche i Beni del FAI si mostreranno da prospettive inconsuete. Saranno proposte al pubblico visite speciali dedicate in particolare agli interventi per la sostenibilità ambientale dei Beni e, più in generale, al patrimonio di natura, ambiente e paesaggio curato e valorizzato dalla Fondazione.

Tra le aperture più interessanti in SICILIA sabato 24 e domenica 25 ottobre:

Palermo

Casa Museo del Costume Raffaello Piraino
Ingresso riservato agli iscritti FAI
In occasione delle Giornate FAI d’Autunno, Raffaele Piraino (1938), pittore ed ex docente all’Accademia delle Belle Arti di Palermo, aprirà le porte della sua casa e accompagnerà i visitatori alla scoperta della sua collezione personale che consta di oltre cinquemila pezzi tra abiti e accessori d’epoca, provenienti dalle più illustri e aristocratiche famiglie isolane. Vestiti, corpini, douillettes, paletots, manteaux, vesti da casa, robes volants, tessuti, biancheria intima, stampe e libri: gran parte della collezione riflette, attraverso le elaborazioni di sartorie locali, la moda di Parigi, Londra e Vienna, comprendendo anche oggetti esteri originali giunti in Sicilia al seguito di quelle dame abbienti che andavano in giro per l’Europa per piacere e acquisti. Nomi celebri di couturiers compaiono sulle etichette dei capi custoditi: per citarne alcuni, Dior, Poiret, Fortuny, Worth junior, Schiaparelli, Doucet. La collezione comprende anche abbigliamento popolare, etnico, uniformi civili, militari, abiti infantili e religiosi. La volontà del professor Piraino – la cui passione si sviluppa dal 1977, quando viene chiamato dall’Ente lirico Teatro Massimo di Palermo per progettare scene e costumi dell’opera buffa di Poulanc, incarico che gli apre le porte di numerose altre realizzazioni teatrali – è quella di trasformare quanto prima la sua abitazione in una casa museo fruibile al pubblico. Per ora è stata costituita la Fondazione Museo del Costume Raffaello Piraino che si occupa della valorizzazione del patrimonio storico artistico espresso dalla collezione, favorendo iniziative volte ad accrescere l’offerta culturale destinata alla comunità.

MEC Museum
Aperto a Palermo il 31 gennaio 2020, Il MEC museum, (acronimo di meet eat & connect) è il primo museo della Rivoluzione Informatica in Sicilia interamente dedicato all'universo Apple. La sede è Palazzo Castrone Santa Ninfa, palazzo nobiliare cinquecentesco, e custodisce circa 200 pezzi di antiquariato informatico, tra cui il Lisa, il Next Cube ma soprattutto quello che il suo proprietario definisce il "Santo Graal" della Rivoluzione Informatica, ovvero l'Apple-1, primo computer creato da Steve Wozniak e Steve Jobs nel 1976. Tutti pezzi di proprietà dell'architetto e imprenditore palermitano, Giuseppe Forello nonché founder di MEC, che vanta una collezione di circa 4mila pezzi (una delle più complete del mondo). Oltre alle sette sale del museo, la struttura dispone di un ristorante la cui particolarità che lo rende unico in Italia è quella di cenare in un museo. Il MEC Museum coniuga la modernità del tema che tratta con la bellezza del cinquecentesco palazzo Castrone Santa Ninfa, alta espressione del Manierismo. Ci sarà la possibilità di visitare il piano nobile, con i saloni affrescati, e un magnifico affaccio sulla Cattedrale, che contiene la collezione di “antiquariato” informatico.

Convento del Carmine Maggiore
Il Convento del Carmine Maggiore, antico complesso religioso, fondato dall'ordine dei Carmelitani, domina il mercato storico del quartiere Ballarò a Palermo. La cupola, con il suo straordinario apparato decorativo in stucco e maiolica, costituisce una delle espressioni architettoniche e artistiche più significative del Barocco palermitano. La chiesa seicentesca, inoltre, custodisce opere di rilevante interesse, quali i due altari monumentali - opera giovanile di Giacomo Serpotta - un meraviglioso coro ligneo, dipinti di insigni pittori siciliani del Cinquecento e del Seicento e una cappella del Trecento. Questa testimonia l’antica fondazione del convento il cui cuore è un pregevole chiostro cinquecentesco.

Caltagirone (CT)

Bosco di Santo Pietro
Malgrado il progressivo degrado a cui sembra avviato a causa degli incendi dolosi, il pascolo eccessivo, le prospezioni petrolifere, l’incuria o l’impotenza amministrativa, il Bosco di Santo Pietro rappresenta il più vasto relitto di sughereta mista a lecceta della Sicilia centro meridionale e conserva in sé lembi di struggente bellezza in grado di evocare il fascino dell’antica foresta a galleria della macchia mediterranea. Donato agli abitanti di Caltagirone dal conte Ruggero detto il Normanno nella seconda metà del dodicesimo secolo, fino alla fine dell’ultimo conflitto mondiale il bosco ha rappresentato il più grosso cespite di ricchezza della città di Caltagirone, un immenso capitale naturale ed economico che, a titolo di esempio consentì a quella città di ricostruire autonomamente i principali monumenti pubblici dopo il disastroso terremoto del 1693.La progressiva antropizzazione del territorio ha quindi portato alla creazione di una serie di strutture funzionali al lavoro e al culto religioso: masserie mulini ad acqua e palmenti, oltre all’importantissima Chiesa di Santa Maria di Betlemme in Terrana. La Riserva naturale oggi ospita la Stazione Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia -Banca del germoplasma.

Borgo di Troina (EN)


Il borgo di Troina, tra i più belli d’Italia, sorge sopra un colle, un “balcone” in posizione dominante sulla pianura e con una stupenda vista sull’Etna, tra rocce scoscese, a un’altezza non raggiunta da nessun altro paese della Sicilia (m. 1120 s. m.). Di chiara vocazione agropastorale (sul territorio si trovano un centinaio di aziende agricole), il borgo ricade nel Parco Regionale dei Nebrodi e il bosco che lo circonda, per lo più composto da faggio e cerro, si estende per circa 4.200 ettari. Vengono allevate, nella piana dedicata al pascolo, due razze autoctone, gli asini ragusani e i cavalli Sanfratellani, ed è stato ripristinato l’antico rito di transumanza degli asini dal bosco fino al borgo, per una distanza di circa 6 ore a piedi. Precisa volontà dell’amministrazione comunale è infatti quella di sensibilizzare la comunità – a partire dall’importante battaglia di legalità che ha visto sottrarre alla mafia la gestione del bosco e dei pascoli per restituirla all’uso collettivo attraverso l’Azienda Speciale Silvo Pastorale, partecipata 100% dal Comune di Troina – perché ritrovi un legame identitario con il territorio e con le sue tradizioni. Le iniziative delle Giornate FAI d’Autunno: sabato 24 ottobre verrà organizzata un’escursione accompagnata attraverso i boschi demaniali, con visita di punti panoramici, osservazione degli alberi monumentali, visita all’allevamento degli asini ragusani dell’Azienda Silvo Pastorale del Comune di Troina e degustazione di prodotti tipici locali; domenica 25 ottobre, eccezionalmente, grazie alla collaborazione del Comune, sarà possibile assistere alla transumanza degli asini ragusani, dai boschi fino alle vie del borgo. Nella mattina saranno organizzate, inoltre, visite guidate al Complesso conventuale di Sant’Agostino, risalente al 1491 e votato quest’anno come “Luogo del Cuore” al censimento del FAI tuttora in corso. Obiettivo delle visite è far conoscere un paese in fermento, con tante iniziative di sviluppo e recupero di monumenti del centro storico e di antiche tradizioni locali, in cui il “Progetto Alpe” della Fondazione intende portare un contributo alla valorizzazione della storia di questo paesaggio.

Lago di Pergusa (EN)

Villa Zagaria e Campo internazionale di raccolta e conservazione del germoplasma di olivo
In cima alla collina che affaccia sul suggestivo panorama del lago di Pergusa, sorge villa Zagaria, antica casa di caccia che il barone Giuseppe Grimaldi Valvo di Geracello fece costruire nel 1700. Attorno a questo gioiello di architettura si estende un parco in cui si incastona il campo di raccolta e conservazione delle principali varietà di ulivo provenienti dalle areee olivetate del pianeta, scrigno di biodiversità. La ricchezza delle varietà del Campo Internazionale di raccolta e di conservazione del Germoplasma di ulivo rappresenta un unicum. Realizzato nel 2004 dalla Provincia Regionale di Enna in collaborazione con il CNR di Perugia, gestito dal Libero Consorzio Comunale di Enna, è un caso esemplare di progettazione del paesaggio in un contesto in cui conservazione, integrazione e biodiversità diventano, grazie alla messa a dimora di piante di olivo di tutto il mondo, simbolo di pace, armonia e convivenza universale.

Palazzolo Acreide (SR)

I Santoni
Normalmente chiuso al pubblico e segnalato al censimento I Luoghi del Cuore a causa dell’avanzato stato di degrado, il santuario rupestre della dea Cibele è un sito archeologico a Palazzolo Acreide, sub-colonia siracusana nel 664 – 663 a.C., oggi Comune, inserito nella lista dei siti UNESCO Patrimonio dell’Umanità. L'area che lo ospita nella tradizione popolare è denominata “Santicelli” o “Santoni”, per via delle grandi figure scolpite nella roccia, interpretate come immagini di “Santi”. Non è possibile in alcun modo stabilire chi sia stato l’ideatore di questo complesso e misterioso santuario, oggi rovinato a causa dei danni provocati dai contadini del luogo per impedire l'arrivo di curiosi e studiosi, ma l'aspetto originario può essere ricostruito attraverso i vari disegni realizzati nel tempo. Dodici grandi rilievi, databili intorno al III sec. a.C., scolpiti su due gradoni rocciosi che occupano un prospetto di 30 metri, costituiscono la più grande testimonianza grafica dedicata al culto della dea Cibele, la dea di tutte le dee, la prima moglie di Zeus, sua madre e sorella, era la dea della natura e degli animali, della vita e della morte. Le sculture sono racchiuse in dodici ampie nicchie scavate nella roccia, undici poste sullo stesso livello e una posta su un livello più basso. Ulteriori nicchie più piccole, prive di immagini, completano la struttura.