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30/10/2020 10:00:00

Il Dpcm e la chiusura di cinema e teatri: una resa

 Probabilmente non è politicamente corretto, ma dopo l'ultimo restrittivo Dpcm del 26 ottobre scorso è all'ordine del giorno dell'agenda politica, in secondo piano rispetto ad altre attività ma dargli risonanza è vitale. La norma ha stabilito regole più stringenti per le attività economiche. La chiusura di ristoranti gelaterie e bar alle 18, locali per cibo d'asporto aperti fino alle 24. Serrata totale per piscine, palestre, cinema e teatri.

Non si vuole entrare nel merito di decisioni di tale importanza e sono dell'avviso che si deve avere fiducia in chi ci governa al netto di alcuni errori commessi, il trasporto pubblico il principale. Anche se la responsabilità delle misure adottate soprattutto nostra perchè non ci siamo attenuti a tre regole e abbiamo vanificato il sacrificio dei due mesi di chiusura totale. In quei due interminabili mesi ci ha fatto compagnia soprattutto la cultura, fosse la lettura, la musica o i film. Alla riapertura due i luoghi dove fruire del cibo della mente.

I cinema e i teatri. Questi due spazi noi marsalesi non li amiamo particolarmente, prova ne è che uno dei due cinema ha chiuso i battenti. Nelle due ultime stagioni con la direzione, artistica di Moni Ovadia che tanta polemica suscitò a sala delle lapidi, gli spettatori furono pochi, eppure in scena andarono, Silvio Orlando, Andrea Tidona, Mario Incudine, Enzo Iacchetti, Vittorio Sgarbi, Nicola Piovani, Gino Paoli e Sergio Cammariere. Identico destino la scorsa estate per le Agorai del mare. Con le dovute precauzioni e l'occupazione di un quarto dei posti disponibili è più che sicuro, comprensibile la chiusura di determinate attività che veicolono più facilmente il virus. Ma la cultura non è chiudibile, farlo è una resa.