Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
22/12/2020 08:20:00

Insulti e minacce, assolto un poliziotto di Marsala

Aveva accusato un poliziotto di averlo insultato e minacciato.

A sporgere querela contro il poliziotto (adesso in pensione) Nicolò “Cocò” Castelli era stato, sette anni fa, il defunto commerciante marsalese Alberto Di Pietra, che negli anni ’90 fu coinvolto in una indagine di mafia. Anche se poi fu assolto e ciò non gli evitò il sequestro dei beni. Adesso, l’ex poliziotto è stato assolto (“il fatto non sussiste”) dal giudice monocratico Annalisa Amato. Di Pietra accusò il poliziotto di averlo preso a male parole e di averlo pesantemente minacciato (secondo il racconto del commerciante, il poliziotto gli avrebbe detto: “Non ti farò morire nel tuo letto!”). Da queste accuse, però, l’ex poliziotto è stato scagionato. A difenderlo sono stati gli avvocati Giacomo Lombardo e Antonino Sammartano, che davanti al giudice Amato hanno, tra le altre cose, evidenziato che il vigile urbano ascoltato come testimone non ha confermato la presunta aggressione con ingiurie.

La difesa ha, inoltre, sostenuto la “inattendibilità” dell’accusatore e dei suoi testimoni. Evidenziando, poi, come per quarant’anni Nicolò Castelli abbia indossato la divisa di poliziotto facendo sempre il suo dovere in contesti criminali molto difficili e di aver contribuito anche alle indagini che nei primi anni ’90 consentirono di fare una “fotografia” alla famiglia mafiosa marsalese. E che proprio a causa delle indagini svolte su Cosa Nostra, hanno evidenziato gli avvocati Lombardo e Sammartano, per un certo periodo il poliziotto e suoi familiari furono costretti a trasferirsi lontano dalla Sicilia. La difesa ha, quindi, adombrato la possibilità che Di Pietra possa avere denunciato Castelli come ritorsione per le indagini svolte. Forse, anche su di lui.