Ci sono quelli che hanno organizzato un porta-teco, con i ristoranti chiusi, convinti che preparare ognuno qualcosa non sarebbe stato un fattore di contagio.
Quelli che hanno partecipato a giocate a carte "dove prima, però, era richiesto il tampone". Quelli che che non hanno rinunciato a cenoni, giocando con i numeri: "Eravamo in regola, perchè eravamo pochi adulti, ma con molti figli".
Altri ancora che hanno fatto una semplice visita ad una zia. Così come la coppia, lui e lei entrambi positivi dopo aver fatto un aperitivo a casa dei vicini: "Siamo stati trenta minuti, il tempo degli auguri e di un bicchiere di vino. Il giorno dopo loro ci hanno chiamato dicendo che erano positivi, e che per sicurezza avremmo dovuto fare il tampone".
Ci sono poi quelli contagiati nonostante la massima prudenza. C'è questo e molto altro nelle testimonianze raccolte in questi giorni da Tp24, che spiegano come il contagio si sia diffuso velocemente, durante le feste, in provincia di Trapani. La ragione è semplice: abbiamo violato le regole. E molti, hanno dedicato tempo ed energie ad aggirare i divieti, anzichè aggirare il coronavirus, convinti che a loro non sarebbe toccato. E invece, basta abbassare di poco la soglia di prudenza, e il danno è fatto. Situazione identica a quella dell'estate, quando ad un certo punto i locali si riempirono come se nulla fosse (fino a creare il focolaio: qualcuno si ricorda il caso del ristorante La Giummara di Salemi?), con la differenza che in estate la vita all'aria aperta favoriva il distanziamento, e si veniva da un lungo lockdown, che aveva di fatto impedito la circolazione del virus. Adesso, in inverno, non solo con il virus ci dobbiamo convivere, ma ogni imprudenza viene pagata a caro prezzo.
Come i protagonisti del "porta - teco" che sarebbe alla base di un focolaio nella zona nord di Marsala. Il condizionale è d'obbligo, perché ormai il contagio è così diffuso che ogni tentativo di tracciamento è vano. Ma proprio per questo è importante avere una casistica delle storie, in modo che siano da esempio per tutti noi. Da quel porta - teco sono derivati almeno una decina di contagi, poi trasmessi in ambito familiare.
"Abitualmente la nostra compagnia di amici si ritrova a ridosso delle feste per una mangiata tutti insieme - è il racconto unanime dei positivi di questo focolaio - ma quest'anno, non potendo mangiare fuori, abbiamo deciso di organizzare in un casolare, in campagna". E' importante capire un particolare. Perché le testimonianze sono concordi su un fatto: "Abbiamo deciso di fare il porta - teco proprio per evitare rischi di contagio. Abbiamo mangiato in piedi, distanti, con le pietanze al centro del tavolo". Una grave sottovalutazione: basta che un positivo condivida un ambiente chiuso per pochi minuti per avere altissime probabilità di contagio. E così è successo.
Nei luoghi chiusi, infatti, il contagio avviene tramite aerosol, quelle minuscole particelle che una persona espelle respirando e parlando che rimangono sospese nell'aria. Senza ventilazione dell'ambiente chiuso, queste particelle rimangono sospese nell'aria e si condensano nella stanza con il passare del tempo.
Ecco come il coronavirus si trasmette in un ambiente chiuso from Tp24 on Vimeo.
Le testimonianze raccolte da medici, volontari, personale dell'Usca raccontano anche di altro: una pratica molto diffusa in queste feste, a Marsala e in provincia di Trapani, è stata quella della "giocata a carte con tampone". E anche dei "veglioni con tamponi". "Diversi positivi - racconta una fonte a Tp24 - si sono meravigliati perché ci hanno detto di essere usciti solo per partecipare a giocate a carte o pranzi e cene dove a tutti gli ospiti era stato raccomandato di presentarsi con un tampone negativo eseguito almeno nelle 48 ore precedenti. Non volevamo crederci ...". Anche qui, una grande sottovalutazione di rischio: "Mettiamo caso che davvero sia possibile organizzare un evento dove tutti, ma davvero tutti, hanno un tampone rapido negativo eseguito negli ultimi due giorni, il rischio del contagio è sempre alto, per tanti fattori - precisano gli esperti - non fosse altro per il fatto che il tampone è una fotografia di un dato momento, ma successivamente si può essere stati contagiati. E il contagio stesso può venire da altri fattori". La moda della "giocata con tampone" spiega anche il boom di tamponi a pagamento nei laboratori privati durante le vacanze di Natale: "Ci siamo meravigliati - racconta il titolare di un laboratorio di analisi - perchè ci aspettavamo studenti, lavoratori provenienti da fuori regione, gente che aveva avuto comportamenti a rischio. E invece c'è stata un'affluenza di famiglie, residenti, che avevano bisogno di un tampone rapido in vista, evidentemente, di qualche attività ... Insomma, mentre prima il tampone si faceva solo per soggetti a rischio, ad un certo punto hanno cominciato a farlo ... per mettersi a rischio. Una follia".
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