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25/01/2021 10:12:00

Trapani, oggi è il 38° anniversario dell’omicidio di Giangiacomo Ciaccio Montalto

 38 anni fa la mafia uccideva Giangiacomo Ciaccio Montalto. I killer di cosa nostra, almeno tre, il 25 gennaio lo hanno freddato con decine di colpi. Il corpo di Montalto fu trovato solo la mattina seguente da un passante, fino ad allora nessuno aveva avvisato la polizia. 

Entato in magistratura nel 1970, divenne Sostituto Procuratore della Repubblica di Trapani. Nei primi anni della sua carriera fu pubblico ministero nel processo al “Mostro di Marsala”, Michele Vinci, accusato di aver rapito e poi fatto morire in un pozzo tre bambine, tra cui la nipote. Ma è nel 1977 che la carriera di Ciaccio Montalto si indirizza su filoni d’indagine scottanti; si trova infatti ad indagare sui mafiosi trapanesi e sui rapporti con il mondo imprenditoriale e le banche. Fu tra i primi ad indagare sul traffico di eroina e commercio di armi dei clan, ma anche sulla sofisticazione di vini, sulle frodi comunitarie e gli appalti per la ricostruzione del Belice dopo il terremoto del 1968.

Finirono per essere attenzionati da Montalto anche gli affari dei corleonesi che in quegli anni iniziavano la scalata ai vertici di cosa nostra. Loro alleati erano i Minore, tra cui Antonino (Totò), Calogero, Giuseppe e Giacomo, coinvolti in varie indagini come il finto sequestro dell'industriale Rodittis ed il sequestro del finanziere Luigi Corleo. Nel '79 Montalto chiese un mandato di cattura per Antonino Minore che fuggì da Trapani per evitare di essere arrestato.

Ciaccio Montalto, ha combattuto contro una mafia che iniziava ad interessarsi agli appalti pubblici e a cambiare volto, una mafia che preferiva rimanere sommersa. Le indagini e il processo sulla sua morte portarono ad una condanna all’ergasto per Totò Minore e i mafiosi Ambrogio Farina e Natale Evola, che furono assolti in corte d’appello nel 1992; nel 1995 le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia hanno consentito l’individuazione dei veri mandanti dell’omicidio Montalto: Totò Riina e l’alleato storico Mariano Agate che con la frase “Ciaccinu arrivau a stazione”, sentenziò la morte del magistrato. Nel 1998 e poi negli altri due gradi di giudizio furono condannati all’ergastolo.

Oggi si parla della figura di Ciaccio Montalto come un eroe, in realtà la giustizia, la legalità e l’alto senso dello Stato erano i valori più semplici, naturali e per lui familiari, che lo hanno accompagnato per tutta la sua esistenza.