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25/01/2021 06:00:00

  Intervista a Totò Cuffaro: “E' stata dura con il Covid. Ecco l'idea di una Dc nuova”

Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Siciliana. Domanda d'obbligo: come sta? Ha avuto il Covid 19, ha sicuramente passato giorni difficili in terapia intensiva. Adesso è in convalescenza.

Sto bene. Dopo la lunga e complicata permanenza in rianimazione, adesso lentamente mi sto riprendendo. Il Covid continua a fare il suo lavoro anche quando esci dalla rianimazione. Nel senso che hai una difficoltà a riprenderti, una convalescenza lunga. I polmoni hanno bisogno di tempo per tornare alla normalità. E' un problema serio che va valutato insieme alla malattia primaria, e tutto insieme fa diventare ancora più complicata l'infezione da Covid. La prima cosa che dobbiamo dire alle persone è di essere rigorosi nel rispetto delle regole. Qualche piccolo sacrificio di oggi ci consentirà domani di vivere liberi e soprattutto di restare vivi.

Durante il suo ricovero ci sono state molte testimonianze di affetto e auguri sui social. Ma non solo messaggi di questo tipo.

Ci sono state attestazioni di stima. Ma non solo, sì. C'è stato anche chi mi augurava la morte, chi sperava nel Covid. I social sono un mezzo di comunicazione incontrollabile, purtroppo. Ringrazio chi ha pregato per me. Credo di dover in qualche modo capire chi mi ha augurato di tutto, anche la morte.

In che senso?

In un contesto come quello in cui viviamo noi, in cui nonostante tutto la democrazia e la libertà devono essere prioritarie nella vita politica e sociale, hanno diritto anche loro di esprimere il loro parere. Possiamo poi non condividere. Mi viene in mente la bellissima descrizione che faceva De Gasperi della società. Diceva: “A chi crede nel nostro lavoro garantiremo sempre che la loro partecipazione e le cose in cui credono saranno da noi considerate e tenute in evidenza. A chi è contro di noi, perchè non credono nelle cose che facciamo, possiamo garantire che il loro pensiero nel nostro operato politico sarà rispettato perchè fa parte della democrazia e della libertà”. Lo dico anche per chi ha scritto quelle cose. Da buon cattolico la prima cosa che ho fatto è stata attivare la mia idea di perdono.

Parliamo di politica. Torna la Democrazia Cristiana in Sicilia, già molte adesioni. Ma lei non si stanca mai?

In realtà il Covid mi ha sfiancato un po'. Ma noi avevamo cominciato già un mese prima della mia malattia a mettere in pratica l'idea di rilanciare questa Democrazia Cristiana nuova. Non la nuova Democrazia Cristiana, la Dc è sempre quella. Ma una Dc nuova nel senso che fosse un partito i cui protagonisti siano i giovani che noi stiamo formando nella scuola di formazione, ma anche tanti che non ne fanno parte stanno aderendo. Nuova non solo dal punto di vista anagrafico, ma anche di idee , del pensiero, della cultura. La Dc dove sono cresciuto io era un partito che ha fatto la storia, che ha costruito il nostro Paese. Era una Dc che ha vissuto il suo tempo e in quel tempo aveva le sue ragioni e poteva portare come mezzo persuasivo alcune scelte che in quel periodo di potevano fare. Oggi la politica è cambiata. Non solo per i social. Ma la politica deve essere anche partecipazione e presenza. La politica di oggi ha bisogno di persone che la pensano diversamente, che per andare avanti bisogna essere preparati, bisogna studiare e non cercare la raccomandazione. I giovani della Dc di oggi devono pensare che dentro il partito bisogna portare capacità, passione e rigore morale.

C'è uno spazio politico in Sicilia e in Italia dove la Dc può fare la differenza?

C'è uno spazio politico perchè c'è l'idea della partecipazione di chi, prima ancora di fare qualsiasi altra cosa, sia disponibile ad ascoltare. Dopo che qualcuno di ascolta si attiva una riflessione reciproca. Che è esattamente il contrario di quello che oggi è la politica. Quella di oggi è la politica di chi ti parla addosso, e tu nella migliore delle ipotesi puoi acconsentire o no, ma nessuno ti dirà mai come la pensi. La partecipazione è diventata solo una speranza per chi della politica vuole fare una cosa seria. De Gasperi diceva che la politica la si fa o la si subisce. Le persone che dovrebbero andare a votare, ma sono stanche, e vediamo alti tassi di astensione, possono soltanto subire la politica. Nessuno può dire o fare niente. Questa non è politica. Noi vogliamo che la gente torni ad essere protagonista nella politica. In questo senso c'è uno spazio in Sicilia e nel Paese. Questo spazi lo vogliamo occupare con una Dc nuova attivando un percorso di emozione. Pensavamo che questa emozione si risvegliasse nel cuore degli ultracinquantenni perchè l'avevano conosciuta, invece con nostra meraviglia si stanno emozionando anche moltissimi giovani.

Oggi la politica non appassiona più. Non parla più di emozioni. Ma è solo urlata.

Se la politica non appassiona, non ti emoziona, che cos'è? E' quella politica che consente a chi non ha mai fatto un giorno di vera politica di essere piazzato in lista per l'elezione. Così continuando si andrà sempre di più degenerando. Così la gente viene sempre di più allontanata dalle urne. La gente si disaffeziona, capisce che non è partecipe. Siamo già al 50% di astensione. Bisognerebbe guardare gli Stati Uniti, il Paese dove meno si andava a votare. E' bastata un'emozione anti-Trump per far tornare le persone al voto. Noi vogliamo riaccendere quest'emozione. La politica è questa, la capacità che ognuno ha di raggiungere un risultato per il bene comune, non essendo necessariamente deputati o senatori. I giovani di oggi guardano alla politica con questa prospettiva, quella di partecipare, non quella delle raccomandazioni. Con questa nuova passione noi speriamo di far ricrescere la Dc e farla tornare protagonista nel tessuto politico siciliano e poi vedremo.

Al di là dei giudizi sul governo regionale, ma quando arriveranno in Sicilia quelle riforme fondamentali sempre sbandierate in campagna elettorale e mai concretizzate?

Quando a governarla non ci sarà gente che guarda all'elezione nell'interesse di prendere voti, piuttosto che fare le cose. Perchè promettere è più conveniente che fare le cose nell'acquisizione del consenso. I giovani di oggi non promettono, culturalmente non lo fanno, non guardano così alla politica ma come un bisogno di essere utili alla società e alla nostra terra. Io sono molto fiducioso, sono convinto che la nuova classe dirigente andrà al governo con una idea diversa e di gran lunga migliore della mia e degli altri. Allora potrà affrontare i problemi di questa terra e risolverli. La politica deve condizionare e non essere condizionata. Chi si accosta alla politica con passione, avrà il coraggio e il rigore morale per fare queste scelte che aiuteranno la Sicilia a crescere.