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12/02/2021 06:00:00

Corruzione alle Egadi. Chiuse le indagini. Pagoto e quel sistema di affari e favori

E’ stato un vero e proprio terremoto giudiziario. Un sindaco arrestato, un sistema di corruzione e utilizzo del Comune per fini personali. Più di 20 persone indagate.


Adesso, sull’inchiesta che ha scosso le Egadi la scorsa primavera sono arrivati gli avvisi di conclusione delle indagini. Tra gli arrestati spiccano l'ex sindaco Giuseppe Pagoto e l'ex comandante della polizia municipale Filippo Oliveri.

Ultimo atto, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio.

 

Il blitz Aegades - Undici, complessivamente, le misure cautelari eseguite dalle Fiamme gialle ed emesse dal Gip di Trapani, su richiesta dei Pm Rossana Penna e Matteo Delpini. Ventiquattro le persone indagate. I reati ipotizzati sono corruzione, peculato, falso ideologico in atti pubblici, frode in pubbliche forniture, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, smaltimento illecito di rifiuti pericolosi.
Le indagini sono state condotte dalla Tenenza di Favignana che, nel settembre 2017, era stata delegata dalla Procura di Trapani ad approfondire il contenuto di uno scritto anonimo in cui veniva segnalata una non trasparente gestione del Comune di Favignana nonché diversi presunti abusi d’ufficio commessi dal sindaco e da altri amministratori e funzionari pubblici di quell’Ente.

Acqua e corruzione - L’attività investigativa che si è avvalsa anche di intercettazioni ambientali e telefoniche avrebbero portato alla luce la commissione di molteplici illeciti con particolare riguardo alla gestione delle risorse e degli approvvigionamenti idrici, agli affidamenti di lavori e servizi pubblici afferenti all’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, alle attività ispettive di competenza della locale Polizia Municipale ed alle trattazioni di pertinenza del settore finanziario e dell’ufficio tecnico. E’ stato, in particolare, accertato un accordo corruttivo tra il sindaco, il vice sindaco pro tempore e un assessore con i referenti ed alcuni dipendenti di una compagnia di navigazione partenopea e di altra società di capitali con sede a Roma, entrambe facenti parte di un unico Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) che ha ottenuto dal Ministero della Difesa l’aggiudicazione del contratto di fornitura di acqua potabile, mediante navi cisterna, nelle isole minori della Sicilia. Al riguardo è emerso dalle indagini un sistematico scambio di favori, che ha visto alcuni funzionari comunali omettere volutamente l’effettuazione dei prescritti controlli sul quantitativo di acqua potabile trasportata e scaricata dalle navi della società di navigazione, nonché attestare falsamente la fornitura di quantitativi superiori a quelli effettivamente erogati rappresentando mensilmente al competente Assessorato Regionale Energia e Servizi di Pubblica Utilità - Dipartimento Acqua e Rifiuti - un fabbisogno di acqua potabile artatamente gonfiato, allo scopo di consentire un ingiusto vantaggio patrimoniale per le società concessionarie del servizio di approvvigionamento idrico sull’isola con connesso danno erariale accertato per circa 2 milioni di euro.


Dal canto loro gli imprenditori “ricompensavano” i pubblici funzionari con l’assunzione di parenti e conoscenti quali lavoratori dipendenti in seno alla predetta compagnia di navigazione partenopea o mediante l’elargizione di contributi annuali di svariate migliaia di euro a favore del Comune di Favignana, che dal Sindaco venivano poi ridistribuiti alle varie associazioni coinvolte nell’organizzazione della festa patronale.

Amici e nemici del sindaco - Le indagini hanno inoltre rivelato la commissione ad opera del primo cittadino, soprattutto durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative svoltesi nel mese di giugno 2018, di svariati abusi ed illeciti, con la collaborazione del comandante della locale Polizia Municipale.
Infatti, da un lato, è stato intenzionalmente omesso di espletare i dovuti controlli di competenza della Polizia Municipale nei confronti di taluni cittadini e di titolari di attività commerciali che appoggiavano la candidatura dell'ex sindaco Giuseppe Pagoto, mentre d’altro lato sono stati concertati ed effettuati mirati controlli nei confronti di quanti erano ritenuti avversari politici del Sindaco. In tale ambito le indagini hanno permesso di accertare un esplicito accordo corruttivo tra il Sindaco ed il Comandante della Polizia Municipale, appalesatosi in diverse intercettazioni ambientali e telefoniche, in virtù del quale quest’ultimo richiedeva ed otteneva la proroga del proprio contratto lavorativo in atto e la successiva stabilizzazione a tempo indeterminato, unitamente all’assegnazione dell’incarico ad interim di responsabile dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, dopo che il precedente responsabile era stato destinato a svolgere l’attuale funzione di Direttore del Parco Nazionale del Vesuvio.


Lo scambio di favori per l’Area Marina Protetta - Tra i colpiti dalle misure cautelari personali figura proprio il precedente Direttore dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, destinatario della misura coercitiva dell’obbligo di dimora nel comune di Roma ed indagato per varie fattispecie di reato, tra cui ipotesi di corruzione in concorso col Sindaco, legate all’assegnazione dei servizi ausiliari della predetta Area Marina Protetta a due cooperative sociali di Favignana. Nella fattispecie il Sindaco, tramite il Direttore pro tempore dell’Area Marina Protetta, ha garantito alle cooperative l’assegnazione diretta dei servizi ausiliari della medesima Area Marina Protetta promettendo anche la stabilizzazione di parte del loro personale all’interno di tale ente e ricevendo come controprestazione l’assunzione di persone a lui vicine che hanno appoggiato la sua campagna elettorale nel corso delle citate elezioni amministrative del 2018. E’ stato accertato inoltre che il Sindaco ricompensava il Direttore pro tempore dell’Area Marina Protetta elargendogli somme di denaro pubblico ed altre utilità non dovute, come ad esempio il rimborso di spese connesse a numerosi viaggi effettuati per finalità private al di fuori dalla Sicilia e fatti surrettiziamente figurare quali missioni istituzionali, nonché promettendogli uno strategico incarico di consulenza per la gestione dell’Area Marina Protetta successivamente alla cessazione dell’incarico di Direttore.