Sul parco eolico off-shore al largo delle Egadi, il WWF Italia, che gestisce la Riserva Orientata delle Saline di Trapani e Paceco e l'associazione Amici della Terra intervengono con un documento inviato al ministero dell'Ambiente, con il quale chiedono il respingimento della richiesta di concessione dell'area demaniale e in area strategica e di importanza internazionale per la migrazione degli uccelli, vista la mancanza di verifica di compatibilità ambientale tramite la procedura VAS, VIA, VINCA.
Il progetto di “RENEXIA S.p.A.” prevede la concessione demaniale marittima, per la durata di anni 30 di uno specchio acqueo per la realizzazione di un parco eolico off-shore composto da 190 turbine e delle relative opere elettriche di connessione, della superficie complessiva di 18.505.195,00 mq.
Ma secondo le associazioni che hanno presentato la richiesta di respingimento, ai quali si e affiancati anche l'ordine degli architetti di Trapani, il progetto del Parco Eolico, si collocherebbe lungo una rotta migratoria di importanza internazionale confermata anche dalla individuazione di ben 3 siti RAMSAR, 4 IBA, nonché 4 ZPS e 5 ZSC. Due di essi sono anche Riserve naturali orientate. E’ presente anche l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, limitandoci al solo tratto della costa nord occidentale della Sicilia.
"E’ bene ribadire che il tratto di mare interessato da questo e dall’altro progetto, è tra gli attraversamenti di superficie marina più ampi al mondo affrontati da milioni di uccelli migratori terrestri - si legge nel documento del WWF -. Le aree protette sulla costa Siciliana e nelle isole minori, sono state individuate e istituite per la tutela di habitat e fauna, sia per norme regionali che ai sensi delle Direttive Habitat e Uccelli oltre che per la convenzione internazionale per le zone umide, meglio nota come RAMSAR. Esse sono luoghi di sosta di milioni di uccelli in spostamento da e per l’Africa, ad ulteriore conferma, ove fosse necessaria, dell’importanza strategica di questo tratto di mare che separa il continente Europeo da quello Africano, nel tratto più breve".
"A prescindere da conclamata certezza degli impatti dell’avifauna con infrastrutture aeree, che già dovrebbero porre sin da ora il rispetto del principio di precauzione e di prevenzione sancito dal T.U.E., - continua il documento - è assolutamente prematuro, in assenza degli accurati approfondimenti che devono accompagnare lo studio di Impatto Ambientale (procedura non ancora avviata) - concedere per ben 30 anni, ben oltre 18 milioni di mq di mare senza prima verificarne la compatibilità sotto tutti i profili. L’area infatti, riveste importanza anche per la componente marina, tutta, allo stato attuale della procedura non ancora indagata. La verifica di compatibilità ambientale (procedura VIA) consente la consultazione pubblica ed è oggetto di disamina tecnica, che può portare al rigetto del progetto, ad una sua approvazione parziale, o rimodulazione. Il proponente ha l’obbligo di proporre alternative che comprendano anche l’opzione zero".
"Una concessione rilasciata prima che venga concluso il procedimento di verifica della compatibilità ambientale è in contrasto con la tutela del bene collettivo quale è l’ambiente e costituisce anomalia. Richiamando nuovamente anche l’analogo progetto off shore in capo ad altra Ditta, con indiscutibili ostacoli aerei che si vorrebbero porre lungo la rotta migratoria di importanza internazionale già evidenziata, è inevitabile che debba essere considerato anche il cumulo delle superfici che sono state richieste in concessione, nonché – per entrambi i progetti – la necessaria e propedeutica verifica di compatibilità ambientale con evidenza pubblica, ad oggi non iniziata, oltre che la procedura VINCA e VAS". "Si chiede di non rilasciare la “concessione demanio marittimo” per il progetto privo di qualsivoglia verifica di compatibilità ambientale, priva dei pareri previsti dalle norme vigenti".
Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia, le tre associazioni ambientaliste dicono di non avere nessun pregiudizio sull’eolico offshore galleggiante, che rappresenta azni un importante passo verso la decarbonizzazione e la lotta alla crisi climatica e dicono “Sì" all'impianto proposto tra Sicilia e Tunisia se verranno garantiti il rispetto delle procedure di valutazione ambientale e trasparenza per affrontare criticità e minimizzare impatti. Qui la nota completa delle tre associazioni:
L’eolico offshore, soprattutto per effetto delle nuove tecnologie flottanti, può dare un importante contributo per la decarbonizzazione del Paese e della Sicilia in particolare, con una ricaduta occupazionale non indifferente. Le nuove piattaforme galleggianti ampliano notevolmente le potenzialità di utilizzo dell’energia eolica nei mari italiani, allontanandone tra l’altro di molte miglia dalle coste l’istallazione. ll fatto che le varie localizzazioni, specie se poste sulle traiettorie migratorie internazionali dell’avifauna, vanno valutate sotto il profilo naturalistico con un rigoroso approccio scientifico, non toglie nulla alla potenzialità di questa nuova tecnologia. Nonostante questo, continuano gli attacchi strumentali a queste e alle altre energie rinnovabili, sottovalutando non solo la necessità ma anche l’estrema urgenza, ormai documentata, di dismettere le fonti fossili e aumentare la produzione di energia rinnovabile per contrastare la crisi climatica in atto - con i relativi impatti sulle risorse e anche sul paesaggio - dovuta all’emissione di gas serra.
L’ultimo esempio di impianto proposto su cui si stanno sollevando pregiudizi e preconcetti prima che ci compiano i necessari approfondimenti e studi ambientali è quello di eolico offshore proposto da Renexia, al largo delle coste tunisine e a ben 60 km da quelle siciliane. Il progetto presentato si caratterizza come il più imponente impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili ad oggi proposto, generando anche perplessità che richiedono valutazioni attente e approfondite. Per la caratura degli investimenti stanziati, per la dimensione e per il respiro complessivo del progetto e per l’importante obiettivo di risultato che potrà contribuire alla mitigazione dell’LCOE (il costo livellato dell’energia) a beneficio delle economie di scala denota rigore e coerenza scientifica, è quindi una proposta che accogliamo favorevolmente.
Nella piena consapevolezza che il progetto insiste in un’area di estrema delicatezza ambientale e di importanza internazionale per la presenza di importanti rotte migratorie, va riconosciuto che questo presenta degli accorgimenti, a partire dal distanziamento tra pala e pala di ben 3,5 km, che contribuiscono a migliorare notevolmente il suo impatto visivo e naturalistico. Noi chiediamo che questo debba anche includere la minimizzazione delle modifiche dell’habitat bentonico in fase di cantiere e di esercizio; il ripristino degli ambienti alterati nel corso dei futuri lavori di costruzione e la restituzione alla destinazione originaria delle aree di cantiere, nonché la possibilità di individuare nell’ampia zona marina coinvolta aree di ripopolamento di flora e fauna. Ci aspettiamo inoltre, che gli studi previsti sulle rotte degli uccelli migratori siano rigorosi, utilizzando sia le esperienze maturate in altri Paesi (sulla minimizzazione degli impatti) sia competenze scientifiche di valore indiscusso. Chiediamo che anche la destinazione dell’intera area ad un parco marino innovativo possa conciliare esigenze di tutela e monitoraggio costante, con quelle di una produzione energetica pulita.
Inoltre, chiediamo che sia garantito, su questo e su altri futuri impianti eolici offshore proposti, un percorso chiaro e trasparente d’informazione e confronto con le istituzioni nazionali e locali, con gli stakeholder territoriali tra cui operatori turistici e pescatori, in modo da approfondire e affrontare criticità e potenzialità di questi impianti per le economie e i territori coinvolti, e valorizzare il loro contributo come previsto dal PNIEC, perché, siamo convinti, che i temi ambientali posti si possono affrontare e risolvere.