di Katia Regina
La vicenda è controversa già a partire dal nome della città che ospita il Festival della canzone italiana dal 1951. San Remo o Sanremo? Ebbene, dal 1922 si è decretato che il nome corretto è tutto attaccato, in quanto evoluzione grafica e fonetica di San Romolo. San Remo non esiste, sostengono alcuni studiosi, ma la disputa pare sia ancora aperta.
Famosa già dalla seconda metà dell'800 come la città dei fiori, diventa luogo del Festival grazie a una trovata, non proprio disinteressata, di un fioraio del posto, consulente del Comune che, in prima istanza aveva pensato di fare svolgere la gara canora su una nave. La scelta è poi ricaduta sul Casinò vista la disponibilità del gestore di quegli anni. L'esperimento non ebbe il successo sperato tanto che la seconda sera, alcuni tavolini rischiarono di restare vuoti. Questa breve introduzione sulla storia del festival è necessaria per comprendere il peccato originale che si porta dietro questa manifestazione: un concorso pensato e organizzato da un fioraio, la canzone che vince la prima edizione è Grazie dei fiori, suvvia.
Ma arriviamo a questa ultima edizione, in piena pandemia e mentre tutto il mondo dello spettacolo è in agonia, si decide di non saltare l'appuntamento. Chi fermerà la musica, cantavano i Pooh, eppure la musica è stata fermata, umiliata in questa edizione del festival a tutti i costi. Senza entrare nel merito dei singoli partecipanti, come sempre a decretare il vincitore ci penserà il pubblico nei mesi a venire. Alcuni cantanti spariranno nel nulla, da dove provengono, nel giro di poco tempo, altri resteranno, i migliori raramente partecipano.
Si è persa un'occasione importante, coerentemente alle difficoltà che tutto il mondo artistico sta vivendo, è mancato il gesto di solidarietà, la sospensione di questa edizione. E quel che è peggio, siamo tornati indietro, erano gli anni 80 quando a Sanremo si partecipava cantando in playback, molti ricordano le proteste di alcuni cantanti che si sentirono umiliati da questo regolamento assurdo. Vasco Rossi, per citarne uno, durante l'esibizione della sua Vita spericolata, in segno di protesta, si allontanò dal microfono lasciando l'ultima strofa risuonare nonostante la sua assenza. Svelò il trucco classificandosi penultimo. Quel brano è diventato il manifesto di una generazione. La crisi sanitaria non deve diventare un'occasione per fare scivolare lo spettacolo al ribasso. Questo proprio no!
In tempi non sospetti avevo già scritto su Sanremo, vi ripropongo l'articolo ché tanto è sempre attuale.
Consigli per la lettura per non perdere di vista la qualità, in tutte le arti:
Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, di Robert M. Pirsing
Consigli per l'ascolto: i vostri brani preferiti.