Abbiamo cominciato ieri il racconto dello spaccato criminale che riguarda la provincia di Trapani secondo quanto risulta da un'attenta analisi delle motivazioni della sentenza del processo scaturito dall'operazione "Mafia Bet". Vengono messi nero su bianco anche alcuni passaggi legati alla politica locale.
Infatti, sul fronte elettorale a partire dal mese di agosto 2017, sono state registrate una serie di conversazioni dalle quali è risultato che il candidato marsalese di Forza Italia, l'avvocato Stefano Pellegrino, aveva cercato un contatto con Luppino e Giorgi (i due principali protagonisti di questa inchiesta) quali esponenti del movimento politico di Campobello, "Io amo Campobello", e ciò tramite Andrea Passanante, più volte consigliere comunale e assessore nella Giunta del Sindaco Ciro Caravà che aveva chiesto a Luppino di organizzare un incontro fra suo zio, Mario Giorgi, e Pellegrino.
All’invito il Luppino replicava: “…Se c’è da dare una mano di aiuto a qualche amico, uno anche ... meglio avere amici che avere nemici”.
Il 3 ottobre 2017, presso la sede del movimento politico “IO AMO CAMPOBELLO”, nella via Risorgimento, avveniva l’incontro tra Pellegrino, Luppino Calogero e Mario Giorgi.
Il 5 ottobre 2017, LUPPINO chiamava GIORGI per sapere se le candidature erano state formalmente presentate e questi lo rassicurava spiegandogli che il giorno prima l’avvocato PELLEGRINO lo aveva informato di aver accettato la candidatura: “… allora lui ha chiamato ieri l'avvocato PELLEGRINO …. Ha detto che lui ha depositato l'accettazione della candidatura".
Luppino e Giorgi si adoperavano concretamente per raccogliere voti in favore di Pellegrino, sia contattando diversi soggetti che elargendo beni alimentari e denaro, come confessato dal Luppino alla moglie il 27 ottobre 2017 in piena campagna elettorale: “Certo ddrooco, appena gli dò i soldi quello a lampo quelli … però accucchiatemi sette, otto voti. Gli dico in famiglia … ”.
Tra i soggetti contattati, cita la sentenza, c’è Benedetto Riti, soggetto mazarese già oggetto di attenzioni investigative nell’ambito del procedimento penale relativo alla famiglia mafiosa di Mazara Del Vallo, il quale, contattato prima dal Giorgi e poi dal Luppino, si manifestava disponibile a raccogliere i voti dei giovani (“il lavoro io posso farlo anche da qua, perché oramai qua ci sono un sacco di picciotti che …. diciotto, diciannove anni ... ") e anche Catalanotto, condannato anch’esso dal GUP, riferiva di avere distribuito in giro i volantini della candidatura.
Il sostegno elettorale non era, però, profuso lecitamente nell’ambito del libero esercizio di attività politica, sostiene il Tribunale di Palermo, e difatti era proprio Mario Giorgi ad informare, lo stesso giorno dello spoglio delle schede elettorali per le elezioni regionali, il proprio referente mafioso Dario Messina, sui risultati in termini di voti conseguiti, tanto che Messina poi commentava, soddisfatto: "L'ho portato io. Dove doveva andare Toni Scilla! Io solo, tra parenti e cose, gli ho portato 162 voti".
Il tribunale di Palermo arriva a statuire in sentenza che “ ... dunque, il capomafia teneva la conta, personalmente, dei voti procurati al Pellegrino, sia da lui stesso che tramite il Giorgi, che gli riferiva il dato in tempo reale, così palesando il pregnante interesse dell’organizzazione criminale alla elezione del predetto candidato, che tra l’altro sembra fosse il legale dello stesso Messina e di altri sodali".
L’interesse viene esplicitato con formidabile chiarezza da Messina nella conversazione con suo fratello Alessandro, successiva alle elezioni, nella quale chiariva che Mario Giorgi, Calogero Luppino e Pellegrino “sono tutta una cosa" ed una cosa che evidentemente interessava a lui:
MESSINA DARIO: Calogero, Mario e coso … PELLEGRINO (bisbiglia), sono tutta una cosa
ALESSANDRO: Ah!
MESSINA DARIO: Amici stretti, stretti, stretti! Calogero lo ha aiutato a lui … assai su Mazara lui ha preso qualche mille e due o mille e tre
ALESSANDRO: Eh!
MESSINA DARIO: A Campobello calcola che ne ha presi settecento ed è…
Quattro mesi dopo la conclusione della campagna elettorale, gli inquirenti registravano una conversazione in auto fra Giorgi e un uomo identificato poi in Antonio Cucuzza, il quale lo rimproverava per avere disatteso gli impegni presi, consistiti nella elargizione di denaro e della spesa in cambio dei voti ottenuti, spesa che invece aveva distribuito ad altri nelle “palazzine” e a lui no.
La circostanza della “spesa” elargita in cambio di voti veniva confermata dalla registrazione della chiamata sul cellulare in uso a Stefano Pellegrino da parte della signora Maria Tocco, moglie del pregiudicato Andrea Managò, residente in Contrada Erbe bianche a Campobello di Mazara, che lo ringraziava per il pacco ricevuto:
PELLEGRINO: Maria mia ...
Tocco: volevo ringraziarla
Pellegrino: eh!
Tocco: stamattina mi è arrivata un po‘ spesa da…...
Pellegrino: ah! Va bene, va bene ...
Tocco: va bene?
Pellegrino: a posto ...
Tocco: grazie mille avvocato ...
Pellegrino: grazie, grazie, grazie ...
Tocco: auguri e buon Natale avvocato ...
Pellegrino: arrivederci ...
Tocco: auguri.
Ancora il 30 dicembre 2017 la segretaria di Stefano Pellegrino gli scriveva un sms dicendo che la Tocco aveva richiamato perché chiedeva l’elargizione della spesa di Capodanno.
"Buongiorno Stefano, la signora Mànagò mi ha chiesto se puoi parlare di nuovo con Giorgi per un po’ di spesa per Capodanno. Mi tormenta con chiamate e messaggi…. Fammi sapere… grazie baci.”.
Secondo il Giudice era, dunque, proprio Giorgi il soggetto fungente da tramite ed intermediario tra il candidato politico e l’elettore al fine di recapitare a quest’ultimo il pacco spesa promesso. Difatti l’1 Gennaio lo stesso Pellegrino richiamava la “signora Managò” per sapere come fosse “finita", ricevendo per risposta che (ancora) “non si era visto nessuno”, al che quello la rassicurava che avrebbe subito richiamato “Giorgi”.
TOCCO: pronto?
PELLEGRINO: sì, signora MANAGÒ
TOCCO: si
PELLEGRINO: come è finito all'ultimo?
TOCCO: niente avvocà non si è visto nessuno
PELLEGRINO: non si è visto nessuno, niente
TOCCO: niente
PELLEGRINO: e vabbè, casomai ci telefono.. ora ci telefono a GIORGI (Salvatore, ndr) di nuovo
TOCCO: va bene
PELLEGRINO: va bene
Dunque Giorgi aveva assunto l’incarico di distribuire la spesa, oltre a cifre in denaro per provvedere all’acquisto di generi alimentari (50 euro), direttamente da Pellegrino che manteneva i contatti telefonici con i suoi elettori e con il predetto e ciò evidentemente era avvenuto prima ed in concomitanza con le elezioni all’ARS (in novembre) e continuava ad accadere dopo, in ottemperanza agli impegni assunti.
Ricordiamo che all’esito dello scrutinio elettorale, Stefano Pellegrino veniva eletto deputato all’ARS con 7.670 preferenze su 29.496 della lista MUSUMECI FORZA ITALIA BERLUSCONI, ottenendo nei comuni di Campobello, Mazara, Castelvetrano e Mazara del Vallo un ottimo risultato, cosa di cui si stupiva, a posteriori, lo stesso politico, che intercettato il 27 Febbraio 2018 con il Sindaco di Salemi Domenico Venuti riferiva che per le elezioni nazionali non si era mobilitato nessuno mentre per le regionali il gruppo di Giorgi gli aveva fatto ottenere “un sacco di voti” (" si ...certo certo ...no ....e io per esempio ieri .... ieri io mi aspettavo molte più persone perché doveva essere a Campobello c'era Io amo Campobello per esempio, il gruppo di Mario GIORGI, Calogero LUPPINO c'erano tutti i vari… la ZITO che sono quattro consiglieri Comunali, e insomma quando quando ci sono state le regionali c’erano trecento persone tant’è vero ho avuto un sacco di voti, qua ieri ce n’erano cento ....")
L’esito delle elezioni ed il “pacchetto di voti” portati a Pellegrino erano oggetto di un'altra discussione intercettata tra Dario Messina e Luppino, nell’agenzia Leaderbet in via Roma a Campobello di Mazara, nella quale l’imprenditore commentava entusiasticamente che loro, con “i nostri voti” avevano portato oltre mille preferenze al Pellegrino e che per questo già era stato contattato da futuri candidati alle prossime elezioni, che volevano cominciare “l’acchianata”...
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