Ancora guai giudiziari per Michele Licata. A pochi giorni dalla condanna a cinque anni di carcere per auto-riciclaggio, all'imprenditore di Marsala del settore ristorazione-alberghiero, al quale, per una maxi-evasione fiscale e truffa allo Stato, nel 2015 furono sequestrati beni per circa 127 milioni di euro, è stata intentata una causa civile.
A denunciarlo Carlo Palmeri, 52 anni, titolare della Master Impianti, uno degli imprenditori rimasti coinvolti, nel 2015, nell’inchiesta di Procura e Guardia di finanza che ha travolto l’impero economico dell’ex imprenditore leader in Sicilia occidentale nel settore ristorazione-alberghiero. Palmeri, assistito dagli avvocati Vincenzo Forti e Vincenzo Giacalone, chiede 600 mila euro di risarcimento danni a Licata e a Filippo Giacalone, quest’ultimo responsabile amministrativo della sua stessa azienda, che emise le false fatture in favore di Licata.
Come, poi, ammesso da quest’ultimo. False fatture all’insaputa del titolare dell’azienda. Il risarcimento danni viene chiesto con atto di citazione davanti al Tribunale civile di Marsala. Dopo avere ricevuto l’avviso di garanzia, Palmeri fu prosciolto, di fatto, dalla stessa Procura, che chiese l’archiviazione del procedimento a suo carico. Penalmente, quindi, il titolare della Master Impianti ne uscì indenne, ma i danni economici furono notevoli. Oltre al notevole patema d’animo. E questo perché insieme a Filippo Giacalone venne indagato con l’accusa di avere emesso, al fine di far evadere alla “Delfino srl” imposte sui redditi o Iva per 164.734 euro, “fatture per operazioni inesistenti per un imponibile complessivo 823.670 euro”. Ciò negli anni d’imposta 2008 e 2010.
Gli atti d’indagine, naturalmente, sono stati trasmessi all’Agenzia delle Entrate, che poi per Palmeri emise due avvisi di accertamento: uno per 66.836 euro e l’altro per ben 399.924 euro. A questo fece seguito atto di pignoramento presso terzi (negativo), con ulteriore maggiorazione di somme chieste dal fisco. Palmeri disse subito che lui di quelle false fatture non sapeva nulla. A fine novembre 2014, intanto, presenta denuncia contro ignoti, non sapendo chi fosse l’autore materiale delle false fatturazioni che gli avevano procurato questi guai. Sia in sede penale che fiscale. E solo il 17 novembre 2015, si legge nell’atto di citazione civile, con l’avviso di archiviazione delle indagini nei suoi confronti scopre che gli autori di queste operazioni erano stati Michele Licata e Filippo Giacalone. Quest’ultimo, comunque, già indicato nella denuncia contro ignoti. Interrogato, Michele Licata riferisce che Filippo Giacalone era stato l’artefice dell’emissione delle false fatture della ditta Master Impianti di Palmeri Carlo e che quest’ultimo, secondo lui, era del tutto ignaro del raggiro che aveva subito.
La settimana scorsa, come detto, Licata è stato condannato per autoriciclaggio e assieme a lui quasi tutto il suo nucleo familiare è stato condannato per ricettazione dal Tribunale di Marsala (presidente Lorenzo Chiaramonte, giudice a latere Francesco Paolo Pizzo e Andrea Agate). Lo scorso anno con un'inchiesta a puntate su Tp24 abbiamo raccontato tutto sul re delle sale ricevimenti a Marsala, che ha messo su un sistema andato avanti per anni e che ha portato a milioni di euro di tasse evase, alle truffe sui contributi pubblici, soldi nascosti, fornitori compiacenti, in quello che è diventato un caso studiato in tutta Italia. Qui potete leggere l'intera inchiesta "Inside Licata".