Sono tanti i drammi familiari che vivono alcune delle loro puntate nelle aule dei tribunali. Uno di questi è il classico processo (generalmente a un ex marito) per mancato obbligo di assistenza familiare. I cosiddetti “alimenti” non versati a ex moglie e figli. Processi che solitamente si concludono con la condanna dell’imputato.
Stavolta, comunque, l’uomo finito alla sbarra, un 54enne marsalese (G.V.), è stato assolto. A difenderlo è stato l’avvocato Antonino Rallo. La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico Bruno Vivona. Il pm Calò aveva invocato la condanna a tre mesi di reclusione e 900 euro di multa.
Nel processo, il difensore ha dimostrato che nonostante l’imputato avesse in passato avuto un’attività lavorativa al nord Italia, poi chiusa, non dovesse dare nulla. Anche perché la figlia, ormai maggiorenne, costituitasi parte civile contro il padre, ha saltuariamente lavorato “in nero”. Dunque, per la difesa, non le sarebbero mancati i mezzi di sussistenza necessari per vivere.
Il Tribunale civile aveva disposto l’obbligo di mantenimento nei confronti della figlia per 300 euro, ma lui “non paga nemmeno un centesimo – spiega l’avvocato Rallo -perché non aveva lavorato. Giurisprudenza consolidata vuole, comunque, la condanna, anche per soggetti indigenti. “Esprimo grande soddisfazione per l'assoluzione del mio assistito – dice l’avvocato Antonino Rallo - perché è stata accolta la tesi della difesa che invece ha dimostrato che non necessariamente di fronte ad un inadempimento dell'obbligato, come nel caso del genitore che deve corrispondere il mantenimento ai figli, si configura il delitto di cui all'art. 570 del codice penale”.