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16/04/2021 06:00:00

Bavetta sull’ospedale di Castelvetrano, “No a chiusure, occorrono soluzioni”

 Dove va l’ospedale di Castelvetrano? Dopo le proteste sulla chiusura del punto nascita, ne abbiamo parlato col dottor Giovanni Bavetta, ex Manager dell’ASP di Trapani, consulente esperto in Sanità per il Senato con Italia Viva.

 

Come vede questo trasferimento di reparto? E’ stata una scelta che ha causato tanta rabbia tra i cittadini di Castelvetrano. Sembrerebbe dettata da influenze politiche che prescindono dal diritto alla salute.

 

Con otto pediatri è evidente che non si possa garantire una contemporanea assistenza sia a Castelvetrano che a Mazara del Vallo.

Non credo che la scelta dell’azienda sia stata dettata da influenze politiche o da campanilismi, immagino sia stata fatta per delle situazioni organizzative che ritengono più valide a Mazara che a Castelvetrano. Oggi più di ieri sappiamo come possa essere insensato focalizzarsi sulla salute di una particolare comunità a scapito del vicino. In ogni caso però non penso che questo sia il momento di operare chiusure, anche se abbiamo recenti dimostrazioni di quanto l’intera dotazione organica in generale sia insufficiente. Occorre invece trovare delle soluzioni. Anch’io mi sono trovato a volte sul punto di chiudere delle unità operative, ma non l’ho fatto, perché parlando con i colleghi, abbiamo anche assunto dei medici che erano in pensione o extracomunitari.

Le proteste sono un diritto, sono sacrosante, sia da parte dei cittadini che dei sindaci e delle associazioni. E vanno sostenute, perché mettono in luce delle scelte politiche che sono profondamente sbagliate.

Se oggi però dovessimo pensare che un politico, soltanto perché viene eletto ad Alcamo, non pensi in generale alla salute di tutti i cittadini, saremmo davvero messi male. Bisogna avere una visione alta della politica.

 

Ci sono però delle colpe che vanno attribuite proprio alla politica?

 

Certamente. Quella più grave sta nel non avere un’ipotesi seria di riorganizzazione della Sanità.

 

Cosa suggerirebbe?

 

In commissione Sanità al Senato, stiamo puntando sull’assistenza domiciliare. Il piccolo ospedale, insieme al medico di famiglia, sono fondamentali. Tra l’altro, in questo momento c’è una copertura finanziaria eccezionale.

L’ospedale non andrebbe ridimensionato, ma potenziato con quelle unità operative che io avevo lasciato intatte, come chirurgia, anestesia, rianimazione, medicina, cardiologia, il punto nascita, la nefrologia… Cioè il minimo indispensabile perché potesse vivere e dare un servizio di ottima qualità.

 

Ma il piano aziendale sembra abbastanza vincolante.

 

Il piano aziendale era stato fatto nell’ottica dei tagli, così come per tutte le regioni. Ma oggi ci sono i soldi non solo per mantenere quei posti letto, ma anche per aumentarli. Occorre però evitare che tutti gli ospedali facciano le stesse cose. Nel progetto che avevo ipotizzato, le strutture della provincia si sarebbero occupate di cose diverse. Per esempio, un centro oncologico a Mazara; una gestione del cronico con reparti specifici a Castelvetrano; branche specialistiche a Marsala e tutta una serie di padiglioni a Trapani. I servizi sarebbero armonizzati, interdipendenti, in modo che l’utente sappia che per l’ortopedia dovrà recarsi in una struttura e per l’oncologia in un’altra, ma con la consapevolezza di avere il meglio dell’offerta sanitaria. Il vecchietto di Trapani che deve operarsi saprebbe, per esempio, di poter contare sulla struttura di Castelvetrano, attrezzata per gli over 80.

Questo è quello che avrei voluto fare in provincia di Trapani, in modo anche da creare un paradigma funzionale ad una riorganizzazione regionale. Sono cose che già funzionano in Toscana o in Emilia Romagna.

Occorre diversificare l’intensità di cura. Per esempio, in un punto nascita si potrebbero assistere i parti a bassa complessità, in un altro a media e alta complessità. Se ci sono delle strutture in cui c’è la presenza di altri reparti che possono meglio garantire la gestante per un parto complesso, sono preferibili, ma quando ci sono le condizioni per avere un normale parto fisiologico, perché creare disagio all’utenza?

 

Cosa ci insegna oggi questa pandemia?

 

Che la sanità ha bisogno di una riforma soprattutto dal punto di vista territoriale. I piccoli ospedali sono preziosi per la gestione della sanità del futuro. E dovrebbero essere tenuti maggiormente in considerazione. Spero che il prossimo assessore regionale possa averne reale consapevolezza.

 

Egidio Morici