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21/04/2021 06:00:00

Scala dei Turchi continua a sgretolarsi, mentre pubblico e privato si contendono la proprietà

di Dorotea Rizzo

Una porzione della falesia marna è precipitata giù nuovamente, segno che la Scala dei Turchi, uno dei siti ambientali più noti della Sicilia, sta ancora crollando. Fortunatamente la spiaggia era deserta, immaginiamoci quale tragedia sarebbe potuta accadere. Già dal 27 febbraio dell’anno scorso, la Procura ha pensato bene di inibirne la fruizione per prudenza, attraverso un sequestro deciso dal Dott. Patronaggio che si è attirato pure molte critiche e nessuno apprezzamento per il coraggio di chi tutela la vita, anche a costo di prendere decisioni impopolari. Mentre Comune e Privato si contendono da anni la proprietà del bene nelle loro opportune sedi, la Procura ha quindi agito repentinamente a causa della “carente tutela dovuta all’ambiguo status giuridico dello stesso”.

Le lungaggini burocratiche, giudiziarie e politiche, spesso, costringono la Procura di Agrigento a prendere decisioni drastiche con lo scopo di tutelare la vita. E’accaduto, per esempio, con il ponte Morandi chiuso dall’ANAS dopo una indagine, prima che potesse crollare come il suo gemello di Genova. Ma ritorniamo a parlare della contesa del bene in questione. Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio per fare luce sulla titolarità della scogliera di marna, famosa in tutto il mondo, dopo averla posta sotto sequestro, ha aperto una inchiesta nell’ambito della quale sono stati nominati dei periti su incarico del gip Luisa Turco, per fare degli accertamenti relativi alla proprietà, nonché “alla autenticità e la veridicità dei documenti esibiti dall’indagato, Ferdinando Sciabarrà, al fine di reclamare la proprietà privata”. I periti della procura hanno accertato che in effetti una porzione della “Scala” apparterrebbe a Sciabarrà.

La riconducibilità a Sciabarrà, catastalmente proprietario di una parte dell’area battuta dai turisti, sarebbe legata ad atti pubblici. I periti hanno preso in considerazione persino un vecchio testamento, tralasciato fino ad oggi. “Siamo in possesso di atti pubblici di acquisto della proprietà. Nel 1890, il trisavolo del papà del dottore Ferdinando Sciabarrà con atto pubblico di donazione ha suddiviso il feudo tra vari figli e nipoti”. E’ quanto sostiene Salvatore Palillo, il legale di Sciabarrà. La marna bianca, quindi, in parte apparterrebbe allo stesso Sciabarrà, ex direttore della camera di Commercio, indagato per reato di occupazione di demanio pubblico nell’area che è stata oggetto di sequestro. I periti stessi sono stati chiamati anche a fare chiarezza sulle reali condizioni della scogliera e del percorso di accesso, dato che all’indagato si contesta di averne provocato il deterioramento: “I sopralluoghi compiuti hanno permesso di accertare come tale luogo abbia subito delle violenze inaudite dai visitatori che, spesso, hanno lasciato dei segni indelebili sulla porzione fruibile in periodi anteriori al sequestro”. Sciabarrà ha comunque mostrato la volontà di una cessione, a livello gratuito, di una parte del bene al Comune di Realmonte “a patto che ne faccia una riserva naturale,” una soluzione che potrebbe agevolare la fruizione da parte di tutta la collettività, perché il sito “possa diventare la ricchezza di tutti” e un polo attrattivo per il turismo.

Il prossimo 21 Aprile una udienza civile ad Agrigento stabilirà, finalmente, la proprietà della Scala dei Turchi di Realmonte che per il pm Patronaggio solo l’ente pubblico può garantire, sottolineando “la necessità di un provvedimento che riconosca l’utilità pubblica del bene sotto il profilo della rilevanza paesaggistica, culturale e geologica e la necessità di provvedimenti e misure per la sicurezza pubblica e per la tutela della bellezza naturale del sito”. Siamo in attesa speranzosa di godere, finalmente, di un bene riconosciuto come uno dei paesaggi più belli d’Italia, candidato a divenire patrimonio dell’Umanità Unesco. Non a caso, lo scrittore Camilleri lo ha scelto per ambientare le scene del suo e del nostro amatissimo commissario Montalbano.