E' stata ridotta in appello la condanna per l'”unabomber”, Roberto Sparacio, autore della pendrive esplosa alla procura di Trapani.
Sparacio, ingegnere palermitano, appartenente a una famiglia facoltosa con interessi economici tra Trapani e Pantelleria, era stato condannato dal Gup in primo grado a 5 anni e otto mesi di reclusione, in appello la pena è stata ricalcolata e ridotta a 3 anni di carcere.
L’8 ottobre del 2018 Sparacio ferì l’ispettore di polizia Gianni Aceto in Procura a Trapani, mentre stava indagando sul mittente che aveva inviato, nel 2016, una busta all’avvocato Monica Maragno, che insospettitasi del fatto che il mittente indicato non avesse confermato l’invio, la consegnò all'Ordine degli Avvocati. Dall'ordine partì l'esposto, ma solo dopo due anni furono fatte le indagini che portarono alla verifica della penna Usb e al grave ferimento di Aceto, non appena collegò la pen drive al pc. Oltre ad Aceto nel corso delle indagini sono stati scoperti altri attentati e ferimenti da parte di Sparacio.
Sparacio è stato arrestato nel 2019 dalla Polizia che scoprì, appunto, altri episodi del genere di cui fu l'autore. Destinatari delle sue “attenzioni” persone che riteneva avversari negli affari che aveva tra Pantelleria e Trapani. Come un geometra dell'ufficio tecnico di Pantelleria, al quale venne recapitata una videocassetta che una volta inserita nel lettore esplose. La Corte d'Appello ha ritenuto questi episodi non distinti ma in continuità di reato, diminuendo, quindi, la condanna a 3 anni.