In questi mesi il Covid si è abbattuto sulla testa delle donne, che, “in tempi di pandemia, hanno pagato il prezzo più alto. Anche in Sicilia”.
Così Rosanna Laplaca, della segreteria regionale Cisl, secondo cui nell’Isola quasi una donna su quattro oggi non lavora, con un gap di quattro-cinque punti peggiore del tasso dei senza lavoro maschi. Inoltre, sono un paio di migliaia, in Sicilia, le lavoratrici madri che in questi mesi sono state costrette a lasciare il lavoro per l’impossibilità di conciliarlo con le attività di cura in famiglia. Oltretutto perché, annota Laplaca, “anche lo smart working, di cui si è fatto largo uso dalla primavera 2020 in poi, si è tradotto per le donne in un enorme sovraccarico senza soluzione di continuità. E in molte sono state costrette a gettare la spugna”.
Per Laplaca, a mostrare la corda è “l’inadeguatezza del sistema regionale del welfare e dei servizi socioassistenziali”. Che invece dovrebbe favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e nei circuiti dell’economia. La segretaria Cisl segnala che “in Sicilia gli asili nido accolgono attualmente meno del dieci per cento dei bimbi da zero a tre anni”: un’ipoteca che pende sulle giovani coppie. E sulle donne specialmente. Inoltre, invita il governo regionale a darsi, in vista del via al Recovery Plan che proprio oggi Roma trasmette a Bruxelles, “un’agenda di genere che abbia in cima alle priorità un piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile”; lo sviluppo dei servizi per l’infanzia; la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Ancora, alla Regione la Cisl chiede l’incremento del tempo pieno nelle scuole primarie e in quelle secondarie di primo grado; il potenziamento dei consultori e dei servizi di medicina territoriale. E ai sensi della Convenzione di Istambul, il rafforzamento delle politiche di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne in quanto “grave violazione di fondamentali diritti umani”.