Non è stato ancora sentito dai pm di Palermo l'ex assessore regionale Ruggero Razza, indagato per lo scandalo dei dati falsi sul Covid in Sicilia. L'inchiesta, partita da Trapani e spostata a Palermo, va avanti però, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis.
I capi di imputazione si sono ridotti da 36 a 7, ma la portata dell'indagine non si è ridimensionata. Sono state esclusi esclusi tra le ipotesi di reato i dati falsati sui decessi. Avrebbero, infatti, avuto più una funzione statistica e non operativa, non utile, quindi, a determinare il colore di un territorio e le misure di precauzione contro il Covid. L'inchiesta potrebbe allargarsi, si legge dalle carte. Il gip di Trapani aveva detto infatti che bisognava approfondire le posizioni di altri tre soggetti, due funzionari dell'assessorato regionale alla Sanità e del commissario anti-Covid in Sicilia Renato Costa. Stesso concetto ribadito dal gip palermitano Cristina o Bue: “non si può escludere che le falsità emerse dalle telefonate oggetto di incolpazione provvisoria costituiscano solo la punta dell'iceberg di ripetute falsità”.
Bisogna capire il ruolo di Ruggero Razza, che non è stato ancora interrogato dai pm palermitani, e che nell'indagine coordinata dalla procura di Trapani figurava come una sorta di terminale politico del sistema di falsificazione dei dati covid.