Claudio Fava, deputato regionale e leader dei Cento Passi. La scorsa settimana con l’onorevole Baldo Gucciardi avete fatto una conferenza stampa a Marsala, sulla situazione di stallo che vive l’ospedale “Paolo Borsellino” e del suo misterioso padiglione per le malattie infettive, inaugurato a dicembre ma i cui lavori sono stati consegnati solo qualche giorno fa. Cosa ci insegna l’esperienza di gestione politica della Regione di tutta l’emergenza Covid, sarà un tema sul quale ci sarà il confronto in campagna elettorale. Quale sarà secondo lei il giudizio su Musumeci e sulla sua gestione dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid?
Ma il giudizio non è tanto quello che posso dare io, ma che daranno i siciliani. La parola emergenza è una parola pericolosa che va usata con cura, perché quando nel nome dell’emergenza viene preso un impegno, si fa una promessa e viene garantita una spesa e tutto questo non accade, tu hai creato una aspettativa ancor più grave perché l’hai creata dentro una condizione di sofferenza sociale. Noi veniamo da una situazione, qui a Marsala, di un cantiere inaugurato a dicembre e i lavori consegnati cinque mesi dopo, che è irricevibile in un paese civile. In una condizione di emergenza giocare all’inaugurazione per avere i titoli sui giornali, consegnare i lavori una settimana prima di quando si sarebbero dovuti concludere, scoprire che serviranno almeno 10 o 11 mesi e immaginare di avere finalmente il reparto anticovid a Marsala nel 2022, non credo che servano molte parole per giudicare l’inadeguatezza e la superficialità con cui si è giocato a fare gli annunci e a inaugurare i cantieri. Credo che di questo Musumeci dovrebbe risponderne subito. Lui invece ritiene di riproporre l’assessore Razza, senza rendersi conto e senza rendere conto anche di quello che è accaduto nella gestione dell’emergenza sanitaria: reparti pieni di attrezzature anticovid che non sono state utilizzate per mesi, come a Barcellona Pozzo di Gotto; Marsala, quinta città della Sicilia, con un ospedale rivoltato come un calzino e il cantiere del padiglione fermo, numeri che ballano come i fagioli utilizzati in una partita di tombola a Natale, però, nonostante questo, Musumeci dice, Razza torna a fare l’assessore, perché l’unico problema sembra essere quello della compatibilità giudiziaria. Gli auguro di emergere senza nessuna macchia dalla vicenda giudiziaria, ma allo stesso tempo lo considero del tutto inadeguato alla funzione che dovrebbe svolgere.
Claudio Fava, è stato a Marsala insieme a Baldo Gucciardi, PD e Cento Passi continueranno insieme questo percorso in vista delle regionali e si può lavorare in un’alleanza che includa anche il Movimento Cinque Stelle o è ancora prematuro?
No, non è affatto prematuro, io mi sto muovendo e credo di volere e dover lavorare con i Cinque Stelle e con il Partito Democratico e con buona parte delle aggregazioni diciamo “moderate” tra chi ha ritenuto di affidarsi a questa giunta di centrodestra e a questo presidente che si ritrova a tre anni e mezzo, senza una sola riforma portata avanti, senza elementi concreti acquisiti, nonostante le tante promesse fatte in campagna elettorale. Non c’è il piano rifiuti, non c’è il piano pandemico, la situazione sanitaria è nelle condizioni che conosciamo, abbiamo promesso aiuti e ristori a tutti per poi scoprire che non c’era un solo centesimo in cassa, siamo condannati alla spesa corrente e nel frattempo, però, rispolveriamo il vecchio trucco del Ponte sullo stretto. Penso che su questo crinale si possano raccogliere non tanto Cento Passi, PD, Cinque Stelle, ma la maggior parte dei siciliani che sono esausti di tre anni e mezzo di una gestione millantata e superficiale dell’amministrazione regionale e da questo punto di vista la mia disponibilità a rappresentare uno schieramento, che non è soltanto una somma di partiti e di bandiere ma una comunità di siciliani, la mia disponibilità a rappresentarli c’è tutta.
Fava, la sua gioventù è coincisa con l’esplosione pop di Franco Battiato, cosa ci dice, vuole ricordarlo?
Io l’ho conosciuto tantissimi anni fa. Da catanese a catanese ci fu la reciproca consapevolezza che quel paese in quel momento avesse bisogno di parole forti, dense e liriche al tempo stesso e Franco Battiato è stato capace di trovarle e di costruirle. Io ricordo le strofe di “Povera Patria”, mandate a memoria per provare non soltanto a raccontare cosa stesse accadendo in questa patria, ma anche quale dovesse essere la reazione all’umiliazione e al disagio. E’ stato un anticipatore e allo stesso tempo è stato anche un poeta e i poeti hanno anche il privilegio non soltanto di vedere nel futuro ma di saperlo raccontare con parole non consuete, con parole non banali.