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27/05/2021 08:43:00

Iniziato e subito rinviato a Settembre il processo per il giro di passaporti falsi 

 E’ stato rinviato al 15 settembre, quando il giudice Massimo Corleo conferirà incarico per la perizia sulle intercettazioni, il processo al poliziotto accusato di avere sottratto, con l’inganno, 400 moduli di passaporto in bianco alla Questura di Trapani e ai due suoi presunti complici.

Falso materiale commesso in concorso da pubblico ufficiale è il reato contestato all’assistente capo di polizia Angelo Patriarca, di 60 anni, in servizio al Commissariato di Marsala fino al 15 marzo 2018, quando fu arrestato da suoi colleghi. Poi, il poliziotto ottenne i domiciliari e infine fu rimesso in libertà.

Inizialmente, le accuse contestate ai tre imputati (oltre al poliziotto, il marocchino Rachid Dalal, di 35 anni, e la moglie Vita Annalisa Daunisi, anche loro residenti a Marsala, entrambi difesi dagli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida) furono associazione per delinquere finalizzata al peculato, furto, ricettazione e corruzione. Successivamente, la difesa del poliziotto riuscì, con ricorso al Tribunale del Riesame, a far riqualificare l’accusa nella meno grave truffa pluriaggravata e continuata ai danni dello Stato (pena massima: 5 anni). Derubricazione confermata dalla Cassazione. Quindi, la Procura di Trapani ha contestato il primo comma dell’articolo 476 cp, che prevede da uno a sei anni di carcere. Dal giorno dell’arresto, il poliziotto è sospeso dal servizio e a metà stipendio. “Non ci sono dubbi – hanno scritto i giudici del Riesame – sulla commissione, da parte del prevenuto (Patriarca, ndr), delle condotte materiali allo stesso ascritte”. Patriarca, presentandosi in Questura “sotto falso nome” ed esibendo una istanza del Commissariato di Mazara “contraffatta”, si fece consegnare 400 moduli di passaporto in bianco. “Va altresì evidenziata – proseguì il Riesame - la sostanziale ammissione dei fatti compiuta dal Patriarca, allorché (subito dopo l’arresto, ndr) ha reso dichiarazioni spontanee alla p.g. riferendo di avere ricevuto denaro in cambio degli atti contrari ai doveri d’ufficio”. L’indagine scattò quando negli aeroporti di Roma e Milano due extracomunitari vennero fermati in possesso di passaporti apparentemente autentici, ma il cui microchip, alla lettura informatica, non dava risultati. Interrogato, uno dei due extracomunitari ammise di aver pagato 3 mila euro per quel documento illegale. Intanto, ancora non si sa che fine abbiano fatto gli altri 398 moduli e passaporti in bianco sottratti alla Questura. Forse, chi ne è in possesso li ha già utilizzati o ceduti sul mercato clandestino. O magari, temendo che possano essere intercettati nel corso di altri controlli in qualche aeroporto, li tiene ben nascosti per utilizzarli, in qualche modo, in futuro.