Perché nessuno parla del vero grande complotto delle lobby del filo spinato? Il più grosso affare di tutti i tempi. Tutto è iniziato in sordina nel 1864, anno del brevetto. Doveva servire per i pollai o giù di lì, insomma per proteggere gli animali e le colture dagli attacchi esterni. Il salto all'uomo è stato fulmineo; con le guerre poi si è conquistato tante copertine, sempre in prima fila nei luoghi della morte, a rubare il primo piano dei volti consunti dei prigionieri nei campi di sterminio. Maledetto filo spinato e maledetti tutti quelli che ancora lo stendono per fermare la disperazione di esseri umani.
Il filo spinato non fa rumore né quando lo posi né quando lo rimuovi, non è come il muro che solleva polveroni sia quando si costruisce sia quando si abbatte. Ed è per questo che in Europa non si vorrebbero nuovi muri dopo il grande polverone di Berlino nel 1989: era novembre, come ora, l'Epifania dell'Europa, ma io non mi sento europea finché anche un solo stato dell'Unione non rispetta i diritti civili dell'Uomo. La Polonia non è solo quella del filo spinato e dei respingimenti alla frontiera Bielorussa, la Polonia europea è quella delle luci verdi nelle case vicino ai boschi che indicano ai migranti la possibilità di trovare cibo, vestiti e medicinali.
Chi non ha niente da perdere non si ferma col fino spinato, non si ferma dinnanzi alla concertina, così è stato beffardamente ribattezzato, perché ricorda lo strumento a mantice che si apre come una fisarmonica, ma la musica che emette non è gioiosa, questa concertina emette il suono delle carni lacerate di uomini, donne e bambini. Chi non ha niente da perdere fa suonare questo strumento di morte, chi ascolta indifferente ha già perso qualcosa.
Io non mi sento europea finché non si affronta il problema delle migrazioni da tutte le latitudini, perché il sogno europeo che ci hanno venduto non era questo e la tanto rivendicata tradizione cristiana non ha niente a che vedere con certe convinzioni politiche prive di pietas. Ci vorrebbe una nuova parusìa c'è bisogno di un Cristo dentro il tempio profano di Bruxelles, qualcuno che gridi forte il disprezzo a quanti hanno trasformato ogni cosa in solo mercimonio.
Io non mi sento europea, ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Consigli per la lettura per i Polacchi: Dietro il filo spinato. Racconto di un sopravvissuto all'inferno nazista in Lettonia e in Polonia, di Gwendolyn Simpson Chabrier.
Per tutti gli altri: Infanzia dietro il filo spinato di Bogdan BartniKowski.
Katia Regina