Non ci può essere un colpevole a tutti i costi, soprattutto quando ci sono elementi più frutto della suggestione che della concretezza. E' questa in sintesi la ragione per cui a Marsala sono state definitivamente archiviate le nuove indagini su Denise Pipitone. E la chiusura di queste indagini non significa, comunque, che si è persa la speranza.
Il gip di Marsala ha accolto la richiesta della Procura, parlando di "indagini incredibilmente vaste, ma elementi insufficienti per sostenere un'accusa in giudizio" contro Anna Corona, l'ex moglie del padre naturale della bambina scomparsa nel 2004 finora accusata di sequestro di persona
Gli indagati erano 4 tra cui l’ex moglie del padre naturale di Denise, Anna Corona, che rispondeva di sequestro di persona e due falsi testimoni accusati di false informazioni al pm. Oltre ad Anna Corona erano indagati. Giuseppe Della Chiave, anche lui accusato del rapimento della piccola, e i due falsi testimoni, Antonella Allegrini e il marito Paolo Erba, a cui era stato contestato il reato di false informazioni al pubblico ministero. La richiesta di archiviazione per Erba e Allegrini ha fatto seguito alla loro ammissione di aver mentito fornendo falsi elementi sul coinvolgimento della Corona nel caso. Per gli altri due indagati, invece, secondo la Procura, non sarebbero emersi elementi tali da sostenere l’accusa in giudizio. L’inchiesta era stata riaperta nella primavera scorsa. Alla richiesta di archiviazione si sono opposti i legali di parte civile: Giacomo Frazzitta e Piero Marino.
Archiviare l’indagine sulla scomparsa di Denise Pipitone “non significa abbandonare ogni speranza o concreta possibilità di far luce sull’andamento dei fatti – scrive il giudice per le indagini preliminari – Anzi, come sottolineato dal pm è interesse della Procura, è interesse della magistratura nel suo insieme perseguire la verità e continuare a indagare laddove auspicabilmente emergano ulteriori elementi suscettibili di approfondimento per comprendere cosa sia accaduto Denise e perseguire penalmente i responsabili del suo sequestro”.
Il gip di Marsala parla di “indagini lunghe e incredibilmente vaste da cui non sono emersi elementi sufficienti a sostenere un’accusa in giudizio”. “A questo giudicante – spiega il gip – non è dato neppure immaginare come potrebbe essere formulato dal pubblico ministero, anche sommariamente, un capo di imputazione nei confronti della Corona”, cioè l’ex moglie del padre naturale della bambina accusata di sequestro di persona. “Non appare possibile, allo stato – aggiunge – imputare all’indagata una condotta criminosa, né tanto meno una condotta sufficientemente precisa in ordine al reato e alle modalità di realizzazione della condotta: quale reato potrebbe essere addebitato alla Corona? Ove si optasse per il sequestro di persona quale condotta potrebbe essere contestata? Di mandante del rapimento? Di esecutrice?“. Insomma, ogni ipotesi – secondo il giudice – “appare al momento assolutamente insuscettibile di essere vagliata in giudizio e, ancor meno, di condurre a una affermazione di responsabilità. E una allo stato certa assoluzione comporterebbe d’altronde l’impossibilità di procedere ad altre indagini nei confronti dell’indagata”.
Il giudice del tribunale di Marsala ricorda inoltre che il “compito del sistema giudiziario non è quello di trovare a tutti i costi un colpevole, a prescindere dalla verità degli accadimenti e dalla sostenibilità di un’accusa in giudizio, onde ‘attutire’ in qualche misura l’immenso dolore delle persone offese e o soddisfare il desiderio di giustizia e verità per Denise non solo insito naturalmente nelle persone offese, ma ormai ‘fatto proprio’ dalla generalità dell’opinione pubblica, che da sempre segue con estremo interesse ed empatia la drammatica vicenda di cronaca”.
Il giudice parla di “condizionamento e inquinamento probatorio che può derivare ed è derivato dalla trattazione mediatica del caso di cronaca e dei suoi risvolti giudiziari”. Il riferimento è ai due falsi testimoni che hanno inventato di essere a conoscenza diretta di particolari sulla scomparsa della bambina che incastravano l’ex moglie del padre naturale e che invece, hanno dimostrato i pm, avevano appreso dalla televisione. “Con tali considerazioni – prosegue il giudice – non si intende certo incoraggiare il silenzio o la reticenza di chi – anche col privilegio del dubbio – possa fornire informazioni di qualsiasi tipo potenzialmente utili alle indagini; al contrario: si ritiene fermamente che sia compito della magistratura vagliare con scrupolo qualsivoglia pista percorribile nella ricerca della verità, anche e soprattutto a distanza di così lungo tempo dai fatti, quando ogni ‘appiglio’ investigativo appare meritevole di approfondimento”. “Ma se neIl’incoraggiare chi sa a ‘parlare’ un notevole contributo può derivare (laddove non sia sufficiente il senso civico), ed è nella specie derivato, proprio dalla diffusività dei media, così come dalla fattiva collaborazione dei difensori delle persone offese – prova ne è che svariate persone che affermavano di essere a conoscenza di informazioni utili si sono rivolte, prima che alle forze dell’ordine o alla magistratura, all’avv. Frazzitta – deve tuttavia sottolinearsi come purtroppo, nel caso di specie, quello che la Procura ha definito il ‘corto circuito mediatico/giudiziario che si è venuto a creare’ abbia anche ingenerato, molto pericolosamente, ‘false piste e inutili speranze‘”.
Durissime le parole dell’avvocato Gioacchino Sbacchi, che insieme a Fabrizio Torre ha difeso Anna Corona: “Quante colpe ha la stampa nell’aver criminalizzato Anna Corona, assolutamente estranea a questa vicenda. C’è stato un accanimento ingiustificato, ingiustificabile nei confronti di questa donna, che doveva essere colpevole perché a dirlo era la stampa“, ha riferito all’AdnKronos il legale della donna.
UN MISTERO LUNGO 17 ANNI. È un mistero che dura da 17 anni. Da quando il 1° settembre del 2004, Denise Pipitone, una bambina di Mazara del Vallo che non aveva ancora 4 anni, spariva nel nulla. Denise viveva con la mamma, Piera Maggio, e con Tony Pipitone, il padre che l’ha riconosciuta. In quel paese sperduto in provincia di Trapani, iniziano a cercarla ovunque. Di ora in ora crescono le paure e i sospetti. Si parla del padre biologico di Denise, Piero Pulizzi, e delle gelosie di Jessica, che di Denise è sorellastra. E fin da subito gli inquirenti si concentrano sulla pista familiare. Jessica Pulizzi, anche lei minorenne, viene indagata per concorso in sequestro di persona insieme all’ex fidanzato Gaspare Ghaleb, processata ma infine assolta per insufficienza di prove.
E mentre le ricerche continuano, si moltiplicano gli avvistamenti. Il più verosimile di tutti quello di Felice Grieco, la guardia giurata di Milano che, il 18 ottobre 2004, riprese fuori da un istituto bancario una bambina dal nome Danas, in compagnia di una famiglia rom ed incredibilmente somigliante a Denise. Da quella segnalazione, a cascata, ne sono susseguite migliaia. Ultima in ordine di tempo quella di Olesya in Russia che, seppur rivelatasi un clamoroso buco nell’acqua, ha dato un nuovo input alla ricerca della verità.
E sono tante le fake news, presunti testimoni, improbabili ricostruzioni, lettere anonime che accompagnano questa vicenda senza pace. All’epoca dei fatti, ad esempio, una telefonata anonima fece piombare un silenzio assordante su Mazara del Vallo. Nelle campagne limitrofe venne infatti segnalata la sepoltura di una piccola bara bianca. Dalle attività di ricerca, la macabra scoperta: ritrovata vuota, piccola, da bambina. I campioni di DNA prelevati dal suo interno vennero confrontati con quello di Denise.
Il ritrovamento della bara bianca, a cui la ex pm Angioni ha fatto nuovamente riferimento con un post di fine luglio sul suo profilo Facebook, spaccava e spacca in due lo scenario: il messaggio non scritto tra le righe poteva essere quello di smettere di cercare Denise perché la bara ne rappresentava la morte oppure era un semplice depistaggio? Perché la Dott.ssa Angioni, che ha chiesto di essere risentita per far luce sulle sue recenti dichiarazioni e per le quali risulta indagata, ha fatto ancora menzione di un simile episodio? Da questo incessante turbinio mediatico, il 3 maggio 2021, la Procura di Marsala è tornata ad indagare sul caso. E dopo 17 anni sono finiti nel registro degli indagati Anna Corona, la cui posizione all’epoca venne archiviata, e Beppe della Chiave.
Nei giorni scorsi, il gip di Marsala, accogliendo la richiesta della Procura, ha archiviato l'indagine sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone.