C’è stata, a quanto pare, attività “preparatoria” e aggancio di ponti telefonici al confine con il mare territoriale tunisino, ma non c’è prova che lo sbarco clandestino sia realmente avvenuto.
Sulla base di ciò, il pm Paolo Bianchi ha chiesto l’assoluzione di due italiani e quattro tunisini imputati, in Tribunale, a Marsala, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Alla sbarra sono Saber Toumi, di 43 anni, Akrem Toumi, di 45, Moncef Berhouma, di 51, Sarra Khaterchi, di 37, Felice Montalbano, di 63, e Pietro Bono, di 68. Gli ultimi due sono di Menfi. La sentenza il 14 marzo 2022. A difendere gli imputati sono gli avvocati Gianni Caracci, Francesco Di Giovanna, Luisa Calamia, e Accursio Gagliano. Nel settembre di due anni fa, dopo le prime battute del processo (richieste di prova,etc.), gli avvocati Caracci e Gagliano avevano sollevato eccezione di “ne bis in idem” per i loro clienti: Montalbano e Bono. Entrambi, infatti, nel 2017, erano rimasti coinvolti nell’operazione della Guardia di finanza “Scorpion Fish”. E in quel procedimento, nell’aprile 2018, davanti al gup di Palermo Annalisa Tesoriere, Felice Montalbano ha patteggiato una condanna a tre anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione, mentre Bono, il successivo 20 dicembre, è stato assolto. “Sono già stati giudicati” hanno, perciò, sostenuto i loro legali. Ma i due sono ugualmente rimasti sotto processo. Un altro legale, invece, chiese di nominare un interprete per due imputati tunisini che affermano di non comprendere bene l’italiano. E per questo motivo, l’avvio del processo era già slittato nel 4 luglio 2019. Il procedimento ha preso le mosse dallo sbarco che per l’accusa era avvenuto lungo la costa tra Mazara e Campobello il 14 aprile 2017.