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22/01/2022 06:00:00

 Atti vandalici al Centro ʺPadre Nostroʺ di Palermo. "Brutto gesto ma continueremo ad impegnarci"

Alcuni giorni fa il Centro di Accoglienza ʺPadre Nostroʺ di Palermo è stato bersaglio di atti vandalici, i segni sono ancora evidenti. Le forze dell’ordine sono prontamente intervenute con l’ausilio della Scientifica della polizia. Non è che sia la prima volta che succede… ma questo gesto ha colpito il ʺCentro Antiviolenzaʺ di via San Ciro n. 6 (ex Mulino del Sale), destinato a proteggere le donne. L’ennesimo attacco alle strutture del quartiere Brancaccio volute da padre Puglisi e sempre fatto con una certa irruenza. A colpire il vetro della porta secondaria che si affaccia a un piccolo cortile è stato un grande masso, lanciato con tale forza da ridurre in frantumi il vetro antisfondamento. I malviventi si sono introdotti nelle stanze del Centro attraverso il cortile che ogni anno, da più di 7 anni, ospita il presepe che raffigura la natività.

ʺNeanche lo sguardo della statua del Bambinello ha fermato i malfattoriʺ

"Un brutto segnale che certamente non farà intimorire le centinaia di volontari, operatori e soci che da 28 anni animano il Centro – sostiene il presidente Maurizio Artale -. Un gesto che sa di sfida per dimostrare che quando vogliono agiscono in maniera indisturbata, complici la solita indifferenza o omertà di chi sente, vede e non parla. Siamo certi che le forze dell'ordine questa volta sapranno assicurare alla giustizia questi malviventi - prosegue Artale - perché non restino d'esempio d'impunità in un quartiere come Brancaccio".

Sulla vicenda è intervenuto il governatore Nello Musumeci: "Mafiosi e delinquenti comuni sanno che il Centro antiviolenza di Palermo, fondato dal Beato Pino Puglisi, è punto di riferimento e simbolo di legalità in un quartiere con mille problemi come quello di Brancaccio. Ma dovrebbero sapere anche che gli operatori e i volontari del Centro, assieme a tutti i cittadini che usufruiscono dei suoi servizi, non si fanno intimidire da atti vandalici. È la conferma di quanto questo presidio di generosa assistenza alla comunità dia fastidio a chi vorrebbe continuare a vivere nella illegalità. Al presidente Maurizio Artale, a tutti i soci del Centro di accoglienza Padre Nostro, la solidarietà mia e del governo regionale, con l’auspicio che gli autori dell’ennesimo raid vandalico siano individuati al più presto". Solidarietà è stata espressa anche dal sindaco Orlando che definisce il gesto intollerabile. Tutta l’Amministrazione comunale lo condanna duramente.

Ma perché questi continui atti vandalici? Perché tanta violenza?

La risposta dobbiamo farla necessariamente risalire ai motivi che hanno convinto don Pino a creare il Centro di Accoglienza e quindi alle problematiche e ai bisogni presenti nel territorio di Brancaccio che lui conosceva perfettamente: emarginazione, degrado ambientale e sociale, mancanza di servizi sociali, inadempienza scolastica, devianza minorile, disoccupazione, povertà dei valori. Le attività del Centro svolte dai volontari, i corsi di recupero scolastico e l’oratorio, servono all’istruzione e all’educazione dei bambini e dei ragazzi del quartiere e a colmare le lacune del degrado dell’ambiente in cui vivono. Oggi come ieri, con le stesse finalità, si continua a mantenere in vita la sfida educativa di padre Puglisi ʺche prendeva i ragazzi dalla stradaʺ destinati a diventare spacciatori e criminali mafiosi, dando loro la possibilità di una vita diversa. A ʺcolpiʺ di esempi di legalità e giustizia don Pino è riuscito ad inculcare l’idea che il rispetto e l’onore si possono ottenere senza l’uso della violenza, e questo ha dato e continua a dare fastidio alla mafia.

ʺU parrinu chi cavusiʺ (il prete con i pantaloni… che non indossava l’abito talare), anche dopo morto continua ad aggirarsi per le strade di Brancaccio attraverso la missione dei volontari del Centro, bravi anche loro come lui a ʺmartellareʺ, a ʺnon avere paura a rompere le scatoleʺ, a non farsi scoraggiare dalle conseguenti minacce e dagli atti vandalici . Siamo sicuri che lui di tutto questo ne sarebbe felice, sfolgorando il suo indimenticabile sorriso.

Ora però tocca allo Stato e alle forze dell’ordine garantire giustizia e sicurezza… perché ʺse ognuno fa qualcosa si può fare moltoʺ se a Brancaccio, come in altri quartieri a rischio della città, non vogliamo che scorrazzino ancora per le strade dei ragazzini come quelli che all’indomani della strage di Capaci gridarono: ʺ Abbiamo vinto! Viva la mafiaʺ.

Dorotea Rizzo