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03/02/2022 06:00:00

  “Siamo in ritardo. Il Covid ha bloccato la chirurgia in Sicilia. Bisogna rigenerare tutto nella sanità”

 Giuseppe Navarra, chirurgo, presidente della Società siciliana di chirurgia, avete lanciato un allarme perchè l'emergenza Covid ha portato ripercussioni su tutta la sanità, e anche sugli interventi chirurgici. Riuscite, sostanzialmente, a fare solo gli interventi urgenti, c'è una forte difficoltà per gli interventi programmati che però sono molto importanti.


Nelle scorse settimane le cose erano ben più gravi. La speranza è che con il calo dei contagi, il superamento del picco, il numero dei pazienti ricoverati andrà scemando. La Sicilia ha avuto nei problemi nella gestione degli interventi chirurgici. Questo per due ragioni.O perchè gli infermieri di chirurgia sono stati spostati nei reparti Covid, o perchè gli anestetisti delle sale operatorie sono stati, anche loro, spostati ad assistere i pazienti Covid in rianimazione. Stiamo tutti soffrendo.

La sanità siciliana ha bisogno di una messa a punto, ma questo già da prima del Covid. La pandemia ha fatto emergere però questa necessità, che ormai è un'urgenza.. Come ne esce la sanità siciliana da questo periodo?

Non so dire come ne esce. Ci sono grossi problemi. Intanto speriamo che questa quarta ondata finisca prima possibile. Le risorse ci sono, la voglia degli operatori sanitari c'è. Ma siamo in ritardo, c'è bisogno che tutti facciano la propria parte.

Al personale sanitario è stato chiesto un immane sacrificio nei confronti della collettività. Eppure ci sono bandi che vanno deserti e c'è fatica a trovare medici e professionisti della sanità. Spesso il medico sceglie la sanità privata anziché quella publica. Perchè?


La sanità privata ha dei vantaggi in quanto si seleziona il tipo di utenza, e si possono evitare casi più complessi. La sanità pubblica, giustamente, deve curare tutti. Andare nel settore privato pone dei vantaggi al medico. Nel pubblico è diverso, c'è la necessità di far fronte dei casi più disperati. Non sempre le famiglie di pazienti riescono a capire quali sono stati gli sforzi dei sanitari per salvare quella vita. Capite bene che non è gratificante, bisognerebbe rigenerare tutto e non è una cosa che si può fare in poco tempo.

In questa pandemia si è capito quanto sia stata importante la medicina territoriale. C'è ancora, però, uno scollamento tra la medicina territoriale e il resto della sanità. Si capirà, sostanzialmente, che i medici di base non sono dei burocrati?

Se ne sono accorti tutti. C'è una grande opportunità nell'utilizzo dei fondi del Pnrr anche in Sicilia. Parte di questi fondi verranno utilizzati proprio per rigenerare medicina territoriale. I fondi e le possibilità ci sono, sta a noi coglierle. Spero che noi come siciliani saremo all'altezza e riusciremo a riallinearci al resto d'Europa.

Riusciamo a fare un bilancio di tutti gli interventi che dovevano essere fatti e non sono stati più fatti a causa della pandemia?

Siamo in deficit. Siamo in grosso ritardo. Si calcola che nel 2020 non siano stati eseguiti circa 400 mila interventi chirurgici. Non sono state fatte tante mammografie, colonscopie, gastroscopie. I pazienti hanno avuto una certa riluttanza di andare in ospedale per il rischio di essere infettati. Anche quando si è ripresa l'attività ambulatoriale i pazienti non erano molto convinti di ricorrere all'ospedale. Anche qui ci sono dei fondi che consentono degli straordinari e operatori extra. Anche qui in Sicilia a settembre avevamo cominciato a lavorare per abbattere queste lunge liste d'attesa. Questa quarta ondata ha ribloccato tutto. Mi sento di dire ai cittadini che bisogna avere fiducia nel sistema sanitario e nelle sue strutture. Andare in ospedale oggi è molto più sicuro rispetto ad altri luoghi. Se avete un appuntamento per una visita o un intervento andate, gli ospedali sono sicuri e il personale serio e preparato.