E alla fine è stato solo un film, con sceneggiatura scritta da chi ce l’ha con il presidente Nello Musumeci, e chissà se ci crede pure il governatore quando pronuncia in Aula, all’ARS, che non c’è alcuna crisi di maggioranza.
Quello che è accaduto qualche settimana fa non solo ha fatto il giro della Sicilia ma ha anche accelerato i percorsi dentro Fratelli d’Italia lanciando, e bruciando, la ricandidatura di Musumeci per il bis.
Era sereno, ieri pomeriggio, ha tentato di dettare l’agenda programmatica dei prossimi mesi, eppure se da un lato nega la crisi dall’altra parte ammette che uomini del suo governo hanno subito degli sgambetti, “tradimenti, voltafaccia orditi in ogni tempo” proprio dall’ARS, continuando a sostenere che la faccenda legata alla votazione dei Grandi elettori abbia compromesso la credibilità dell’Istituzione e non della persona, richiamando termini pesanti come “vendetta e rancore” da parte di qualche deputato dopo avere ricevuto un no alle richieste avanzate.
Un presidente che nega la crisi ma poi affonda il coltello e che irrita il presidente dell’Aula, Gianfranco Miccichè.
Dure le opposizioni, il segretario regionale dem Anthony Barbagallo ha parlato di una maggioranza che non c’è più: “ Siamo ai titoli di coda del governo Musumeci e di una legislatura partita male e finita peggio”.
Ad attendere le dimissioni del governatore era il capogruppo del M5S, Nuccio Di Paola: “Ha dimostrato ancora una volta di non volere dismettere l’abito dell’arroganza, che ha sfoggiato sin dal momento del suo insediamento nei confronti dell’opposizione, ma anche dei deputati della sua maggioranza”.
Stoppa la ricandidatura di Musumeci Tommaso Calderone, capogruppo di Forza Italia: “Forza Italia ha stipulato un patto nel 2017 che non è mai stato tradito ma non prevedeva il rinnovo tacito né espresso, questo lo discuteremo al momento opportuno. Certamente in questo non ci faremo condizionare da notai romani”.
La crisi non c’è, racconta Musumeci, ma gli eserciti dei partiti sono tutti schierati per affrontare la lunga battaglia della campagna elettorale, che punta su nomi alla presidenza ben diversi rispetto a quello dell’uscente.
Il luogo della discussione sulla ricandidatura non è certamente l’ARS ma l’attuale presidente da per scontata la riconferma e con la stessa coalizione che lo ha eletto nel 2017.