Denunciata dalla nuova compagna del marito, una donna marsalese di 43 anni, Maria Rita Marceca, era finita sotto processo per atti persecutori (stalking). Un’accusa dalla quale, però, adesso, è stata assolta anche in appello (sentenza della III sezione penale della Corte d’appello di Palermo). In primo grado era stato il giudice monocratico di Marsala Chiaromonte ad assolverla con la formula “perché il fatto non sussiste”, accogliendo la richiesta dell’avvocato difensore Maria Antonietta Tosto, che ha difeso l’imputata anche in secondo grado.
Secondo l’iniziale accusa, la Marceca, tra il novembre 2015 (quando scoprì che il marito aveva un’altra donna, e per questo decise di lasciarlo) e il luglio 2016, avrebbe più volte molestato, minacciato, insultato e picchiato la rivale in amore, la 33enne Cristina Alessia Titone. Per l’accusa, la Marceca si sarebbe più volte presentata sotto casa della Titone, suonando il campanello, bussando alla porta e sferrando calci contro quest’ultima se non veniva aperta subito. E calci, sempre secondo l’accusa, avrebbe sferrato anche al mobilio dopo essere entrata. Sarebbero seguiti insulti e poi anche telefonate con frasi ingiuriose e minacciose. In alcune occasioni, inoltre, la Titone ha dichiarato che la Marceca le avrebbe alzato le mani.
L’avrebbe spintonata e presa a pugni. Poi, l’avrebbe anche seguita per strada e infine avrebbe investito la moto dalla quale erano poco prima scesi il marito, il 47enne Angelo Aiello, e la Titone. Per il giudice Chiaramonte, però, il reato di stalking non sarebbe stato commesso. E adesso la Corte d’appello ha emesso analogo verdetto. L’ex marito, nel frattempo, è stato condannato per maltrattamenti e violazione degli obblighi di assistenza familiare. Anche se le sentenze non sono ancora definitive. “Speriamo in un punto definitivo – commenta l’avvocato Maria Antonietta Tosto - perché finora ad essere perseguitata con le querele della Titone è stata l'ex moglie dell'Aiello, che comunque crede nella giustizia”.