“Sulla vicenda della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala smantellata a fine marzo 2017 attendo ancora le risposte dei ministri dell’Economia e Finanze e Giustizia”. E’ quanto afferma, in sintesi, l’on. Maria Carolina Varchi (FdI), che lo scorso ottobre sul caso ha presentato un’interrogazione “a risposta scritta” alla Camera dei deputati e adesso, di fronte al silenzio dei due rappresentanti del governo ha sollecitato una risposta alle sue domande.
Il parlamentare vuol vederci chiaro in questa storia. Nella primavera di cinque anni fa, i componenti della sezione di pg di via Struppa vennero trasferiti in altri reparti delle Fiamme Gialle, a causa di alcuni procedimenti penali, ordinari e militari, nonché disciplinari, avviati a loro carico a seguito di esposti anonimi (su tutti, quello pervenuto al Comando generale della Guardia di finanza il 3 dicembre 2015 contro il responsabile della sezione, il luogotenente Antonio Lubrano) nei quali venivano mosse varie accuse. E in particolare, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, traffico di influenze illecite, rivelazione di segreto d'ufficio, truffa e peculato militare aggravato.
Per alcuni di questi reati, la stessa Procura di Marsala chiese e ottenne l’archiviazione, mentre per altri i processi, sia davanti il Tribunale di Marsala che davanti il Tribunale militare di Napoli, si sono ormai conclusi con assoluzioni (“perché il fatto non sussiste”), ormai definitive, da ogni accusa. Al termine del processo tenutosi a Marsala, in particolare, il giudice Sara Quittino, evidenziando errori e inesattezze nelle indagini svolte sui finanzieri, ha sottolineato, in particolare, come nelle trascrizioni delle intercettazioni effettuate una frase (serviva “un foglio per conto del mio amico”) sia stata attribuita al luogotenente Lubrano, mentre in realtà l’aveva pronunciata il suo interlocutore (il dottor Pandolfo). Un errore senza dubbio grave su un particolare decisivo per la ricostruzione dei fatti.
Al Tribunale militare di Napoli, invece, dove è stato disposto il “non luogo a procedere” su richiesta dello stesso pm, il giudice ha scritto che se gli organi investigativi avessero effettuato le dovute verifiche e i dovuti riscontri, si sarebbe “evitato la celebrazione dell'udienza preliminare”. E, quindi, si sarebbe evitato l'impiego di risorse pubbliche e un calvario giudiziario durato ben quattro anni. E’ inutile ricordare che l'ex capo della sezione di pg non godeva certo di simpatie sia all'interno della stessa Guardia di finanza, avendo sottoposto a perquisizione caserme delle Fiamme Gialle, denunciato colleghi di ogni ordine e grado (alcuni dei quali sottoposti anche a misure cautelari), che rappresentanti di altre forze dell’ordine. Una di queste indagini ha visto condannati definitivamente, per “mano pesante” su persone fermate per controlli, alcuni carabinieri all’epoca dei fatti in servizio alla stazione di Pantelleria.
Altre indagini, invece, hanno riguardato poliziotti di Mazara del Vallo e Marsala, sfociate anche in misure cautelari, e come detto militari della stessa Guardia di finanza e persino un comandante regionale delle Fiamme Gialle (reati relativi alla sicurezza sul lavoro). Indagini anche sui fronti delle maxi evasioni fiscali, bancarotte fraudolente e lavoro nero. Nella sua interrogazione, l’on. Varchi chiede, quindi, ai ministri dell’Economia e Finanze e della Giustizia “di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, in merito alle vicende di cui in premessa, con particolare riguardo alla loro durata, alle conseguenze sulla carriera dei militari coinvolti e al relativo costo a carico del bilancio pubblico”. Nel corso degli anni, la sezione di pg e l’allora procuratore di Marsala, Alberto Di Pisa, hanno subito pesanti intimidazioni (arrivate anche buste con proiettili).