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17/05/2022 07:07:00

Sciopero dei magistrati. Salta a Marsala la sentenza per un importante processo 

“Protestiamo con forza per tutelare i diritti dei cittadini. La nostra Costituzione prevede un giudice libero e indipendente. Il cittadino deve sapere che, se anche si trova contro uno ricco e potente, avrà un giudice che giudicherà con equilibrio e senza condizionamenti esterni. Questa riforma, invece, prevede un giudice gerarchizzato, che, anche inconsapevolmente, pensiamo ai magistrati più giovani, potrebbe comportarsi in maniera diversa da come hanno stabilito i nostri padri costituenti”.

Lo ha detto il giudice Vito Marcello Saladino, presidente della sezione penale del Tribunale di Marsala e del collegio giudicante che ieri pomeriggio avrebbe dovuto emettere la sentenza in un processo per traffico internazionale di droga (“Crimi Salvatore + 3”) e che, invece, ha rinviato al 22 giugno prossimo spiegando che “due dei tre componenti del collegio” (non specificando chi) hanno deciso di aderire allo sciopero contro la “riforma Cartabia”.

Nel processo sono imputati Matteo Anzelmo, di 61 anni, di Mazara, Salvatore Crimi, di 64, e Giovanni Pipitone, di 53, entrambi di Vita, e Gianni Ingraldi, di 38, di Salemi. Tra i difensori, gli avvocati Carlo Ferracane e Giuseppe De Luca. Secondo l’accusa (Dda), i quattro avrebbero trafficato cocaina dalla Colombia verso l’Italia. Due anni fa, in aula, a spiegare la genesi dell’inchiesta è stato è stato il maggiore dei carabinieri Fabrizio Perna. “Condotta tra il 2012 e il 2014 – ha detto l’ufficiale - l’indagine ha preso le mosse da un’altra su un contesto mafioso. Abbiamo monitorato Salvatore Miceli, già arrestato dai carabinieri di Trapani a Caracas, e si evidenziò la necessità di un approfondimento su ipotesi di narcotraffico. Furono registrati colloqui in carcere e sono emersi i nomi di Pipitone Giovanni e Anzelmo Matteo. Poi, scopriamo l’esistenza di due associazioni: una con Salvatore Miceli e l’altra con Crimi Salvatore, Palermo Giuseppe (rinviato a giudizio a Palermo, ndr), entrambi coinvolti nell’operazione Igres, Anzelmo Matteo e Pipitone Giovanni. I due gruppi hanno rapporti e momenti di contatto. Anche con il broker del narcotraffico Roberto Pannunzi, che avrebbe dovuto reperire la droga, che poi Palermo, con complicità colombiane, doveva spedire in Italia. Un ingente quantitativo di stupefacenti doveva arrivare nascosto su una imbarcazione che doveva partecipare a una gara velica”.