Finita sotto processo per furto di energia elettrica, ma non era lei ad utilizzare la corrente, ma il padre per irrigare le sue coltivazioni. E alla fine è stata assolta.
Al centro della vicenda una 46enne mazarese, Maria Cristina Crimi, comproprietaria, con il fratello, di un’abitazione di campagna, dove la donna si sarebbe recata saltuariamente soltanto nei mesi estivi.
Ad assolvere la Crimi, “per non aver commesso il fatto”, è stato il giudice monocratico di Marsala Andrea Agate. Nel corso del processo, infatti, gli avvocati difensori Duilio Piccione e Vincenzo Sammartano sono riusciti a dimostrare che nell’arco dei quasi quattro anni (dall’ottobre 2014 ai primi di maggio del 2018) per i quali è stato contestato il furto di energia, effettuato tramite un allaccio abusivo alla linea dell’Enel, in realtà ad utilizzare l’energia elettrica non era stata la donna, ma il padre per irrigare con l’acqua del pozzo le sue coltivazioni. La donna è comproprietaria dell’abitazione insieme al fratello e per questo motivo era stata individuata come possibile autrice del furto. Per altro ingente. La cifra contestata, infatti, era 12.773 euro.
Crimi, comunque, nel corso dell'accertamento effettuato dai carabinieri e dai tecnici dell'Enel non è stata trovata sul posto, ma solamente il padre. E su questo, ovviamente, ha puntato, con successo, la difesa. Nel corso del processo, inoltre, è stato provato, attraverso produzione documentale e prove testimoniali, che la donna era residente altrove e che addirittura in quella casa non ci ha mai abitato se non per qualche mese durante l'estate, mentre a occuparsi delle utenze, delle bollette, regolarmente pagate, e dell'immobile era il padre. La donna, pertanto, è stata assolta con formula piena.