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26/05/2022 08:50:00

Truffa sul reddito di cittadinanza, assolta una donna di Marsala 

“Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”. E’ quanto ha sentenziato il giudice delle udienze preliminari Annalisa Amato nel procedimento che ha visto una 5enne marsalese (R.A.A.), residente a Strasatti, accusata di false dichiarazioni al fine di ottenere il reddito di cittadinanza. Ipotesi: truffa all’Inps. E per questo, per lei era stato chiesto il rinvio a giudizio.

La donna, nella sua richiesta, non ha dichiarato il falso non indicando il marito nel nucleo familiare. Si erano, infatti, già separati. “Tuttavia – dicono gli avvocati difensori di R.A.A., Duilio Piccione e Vincenzo Sammartano - da controlli della Guardia di Finanza era emerso che al momento della presentazione della domanda il marito risultava ancora nello stesso stato di famiglia, da qui la richiesta di rinvio a giudizio”. Secondo i due legali, però, nella lotta ai “furbetti” del Rdc “poi di mezzo di vanno persone prive di reddito e che si vedono revocare la prestazione, oltre a subire ingiustamente un processo penale, con l'Inps spesso miope, presa dalla foga di revocare le prestazioni”. In questo caso, la difesa ha dimostrato, con la produzione del verbale di separazione (di udienza presidenziale) e la successiva sentenza di separazione, che nel momento in cui R.A.A. ha presentato la domanda per il Rdc (10 febbraio 2021) era già separata dal marito, anche se quest'ultimo non aveva provveduto a cambiare la residenza, risultando così nello stesso nucleo familiare. “Per quale motivo – chiedono i difensori - la signora nella dichiarazione avrebbe dovuto omettere il marito? Ovvio che da parte degli inquirenti bisognava approfondire questo aspetto. Ed infatti per come è stato provato vi era una separazione in corso e addirittura la donna aveva presentato al Comune denuncia per estromettere il marito dal nucleo familiare. A seguito di ciò, accertato che effettivamente il marito della signora non faceva parte del nucleo familiare di fatto, il Giudice ha emesso sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”.

Per i legali, sul fronte del Rdc, c’è una sorta di "caccia alle streghe", della quale rischiano di fare le spese anche alcuni che lo percepiscono legittimamente.