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15/06/2022 11:10:00

La piccola Elena uccisa dalla madre per gelosia 

Era gelosa. Temeva che sua figlia si affezionasse troppo alla nuova compagna del padre. E' stato questo che ha spinto Martina Patti ad uccidere la piccola Elena con una serie di coltellate al collo e alla schiena. Poi questa madre di 23 anni ha preso il corpicino, lo ha messo in dei sacchi neri e lo ha seppellito nel terreno vicino casa. È crollata dopo un’intera notte d’interrogatorio Martina Patti. 

Per gli investigatori il movente la gelosia. Nei confronti dell’attuale convivente dell’ex compagno Alessandro Del Pozzo, 24 anni. E gelosia per l’affetto che Elena mostrava nei confronti della nuova compagna del papà. «Non tollerava che vi si affezionasse anche la propria figlia», dicono gli inquirenti.

La scintilla potrebbe essere stata la sera trascorsa da Elena con i nonni paterni e la felicità dimostrata dalla bambina nel frequentare la donna che sarebbe potuto diventare la sua matrigna. La sera prima di essere uccisa, infatti, la bambina dorme dai nonni. La mattina dopo la zia l’accompagna all’asilo e la madre la va riprendere alle 13.30 e torna a casa, a Mascalucia. Poi Martina Patti esce nuovamente con l’auto, per creare un diversivo e ritorna nell’abitazione. È in quel lasso di tempo che sarebbe stato commesso il delitto, tra l’abitazione e il terreno abbandonato a seicento metri di distanza, dove la madre ha seppellito il corpicino che era nascosto in cinque sacchi di plastica nera e semi sotterrato, con una pala e un piccone che tenevano in giardino.

Poi fa scattare la messa in scena: avvisa per telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, torna a casa e subito dopo, accompagnata dalla madre e dal padre, va dai carabinieri a denunciare l’accaduto. Ai militari dell’Arma associa il rapimento ad alcune minacce che nel 2021 l’ex convivente aveva trovato davanti al cancello di casa per una rapina per la quale Del Pozzo era stato arrestato nel 2020 e poi assolto per non avere commesso il fatto. Una versione che non convince gli investigatori, che però la verificano e che infatti viene smentita dalla visione di immagini riprese da telecamere di sicurezza della zona interessata: non c’è alcun commando armato che ha sequestrato la bambina nell’orario e nel luogo indicati da Martina. Così, messa sotto pressione per ore dagli investigatori, la donna confessa: sono stata io, l’ho uccisa. L’arma sarebbe un coltello da cucina, che però non è stato trovato. Un primo esame effettuato dal medico legale «ha evidenziato ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare», dice la procura, che ha disposto l’autopsia per stabilire con certezza come è morta la piccola.