Cinghiali a Borgo Nuovo, quartiere periferico di Palermo. Lo segnala Igor Gelarda, consigliere comunale.
«A Palermo, come a Roma - commenta Gelarda, reduce da un attacco al suo partito per le scelte fatte prima delle elezioni - ormai i cinghiali la fanno da padrone». Gelarda ha scoperto l'insolita presenza guardando un video postato sui social da una residente in cui si vedono «una mamma e 7 cuccioli - continua il consigliere - nutrirsi nella abbondante spazzatura che decora la via Bronte, a Borgo Nuovo. Il ripopolamento assurdo fatto con questi animali, e lo stato di abbandono in cui versa ormai la città da oltre 10 anni, ha portato a questo: spazzatura e cinghiali. Se continuassimo così tra un po', magari arriverebbero anche orsi e lupi. Certo che ora è il momento, per questa nuova amministrazione comunale, di intervenire. E subito per evitare questi spettacoli di spazzatura e cinghiali per i nostri cittadini».
Sul problema interviene anche la Regione Siciliana dopo avere partecipato a un vertice con le altre Regioni: «Serve un intervento urgente da parte del governo nazionale - dichiara l'assessore regionale all'Agricoltura, Toni Scilla, comunicando la posizione condivisa stamattina a Roma dagli assessori dell'Agricoltura di tutte le Regioni d'Italia durante la commissione Politiche agricole della Conferenza delle Regioni, che ha dedicato un'apposita conferenza stampa all’emergenza in atto - per contrastare l'emergenza cinghiali. C’è la necessità di estendere il periodo di caccia al cinghiale e di effettuare piani di controllo e selezione anche nelle aree in cui oggi non è possibile intervenire. Non si può più temporeggiare su un problema che mette a serio rischio l’incolumità dei cittadini». Le Regione hanno presentato una loro proposta. «Adesso - prosegue Scilla - si attende il decreto interministeriale, il cui testo è stato già presentato dalle Regioni alcuni mesi fa, contenente provvedimenti per osteggiare la presenza di cinghiali e porre fine ai seri rischi legati alla diffusione della peste suina, ma anche, e soprattutto, per evitare ingenti danni alle colture agricole».