Il contributo di Salvatore Mugno al libro di Renato Polizzi “Sul muso del coccodrillo. Gli anni di Paolo Borsellino a Marsala”, è di una quarantina di pagine, con un centinaio di note.
Riguarda l’analisi del contesto in cui Leonardo Sciascia scrisse il famoso articolo sui professionisti dell’antimafia (La lunga “liaison dangereuse” tra lo scrittore e il giudice). Un lavoro molto documentato in cui Mugno prova a rispondere a diversi interrogativi, senza l’inibizione che potrebbe provocare la caratura dello scrittore di Racalmuto.
Ne ha accennato venerdì scorso durante la presentazione del libro a Marsala, chiedendosi se Sciascia fosse stato davvero un esperto di mafia. E rispondendo che no, non lo era affatto.
“Sciascia di mafia ne capiva veramente poco, quasi nulla – ha sottolineato Mugno - Infatti si offendeva quando lo chiamavano mafiologo. In un suo articolo del 1982 spiega come poche cose gli davano così fastidio come quando gli dicevano di essere un mafiologo. Diceva che lui di mafia ne sapeva quanto sapesse di erbe e di verdure. Scriveva, ‘Mi chiamano, mi intervistano e a volte non so nemmeno cosa dire’”.
La vicenda dei professionisti dell’antimafia, ha raccontato Mugno, è invece “piena di cose equivoche, torbide ed irrisolte. E purtroppo Sciascia non ne viene fuori bene. I miti che ci creiamo e che gli altri ci confezionano vanno messi in dubbio e a volte ci possiamo rendere conto che anche loro hanno tanti limiti”.
Quel famoso articolo del 1987 sui professionisti dell’antimafia, inoltre, non avrebbe portato ad un genuino e definitivo chiarimento. Lo stesso Borsellino, ufficialmente, disse che con Sciascia si erano chiariti. Ma nelle future dichiarazioni della moglie, la posizione del giudice era molto diversa.
C’è un articolo di quel periodo, in cui Sciascia scrive: “Dopo il mio articolo sui professionisti dell’antimafia, mi è stata portata la sentenza della corte d’assise di Palermo, seconda sezione, che conteneva gravi critiche alla sua istruttoria”. Il riferimento è al giudice Borsellino.
“Mi sono chiesto - ha aggiunto Mugno - chi gliel’avesse mai portato questa sentenza? E con quale scopo? E quali altre cose gli avranno portato? Non aveva torto Borsellino a pensare che in questa vicenda ci fossero stati dei suggeritori”.
“Ecco, io ho cercato di mettere insieme diversi pezzi e non ne viene fuori uno Sciascia brillante. E’ uno Sciascia, risentito, arrabbiato, che non accetta critiche, che chiama i suoi detrattori, ‘fanatici, cretini, imbecilli’”.
Infine racconta delle sue reazioni alle critiche.
“Su Nando Dalla Chiesa si era espresso in modo durissimo, dicendo che quando scriveva gli articoli ragliava. Quando è morto il generale Dalla Chiesa, chiesero a Sciascia un commento e lui rispose qualcosa del tipo ‘Ma cos’è successo alla fine? Non drammatizziamo…’”.
Insomma un contributo certamente controcorrente, che riapre soprattutto quella vicenda dell’articolo sui professionisti dell’antimafia, per niente “risolta”. Un articolo che Mugno considera “sbagliato non solo nei confronti della persona (e questo, forse l’aveva capito anche lui), ma anche nella costruzione”.
Egidio Morici