C’è quella zona grigia, quella parte di società che va a braccetto con mafia.
Sono imprenditori, liberi professionisti, persone che chiedono l’intervento dei mafiosi o lavorano al loro fianco.
Lo abbiamo scritto giorni fa: la forza della mafia sta fuori la mafia. Sta in quelle persone che chiedono l’intervento dei mafiosi che altrimenti avrebbero poco potere, o nulla.
Oggi cerchiamo di ricostruire delle vicende emerse dall’ultimo blitz antimafia “Hesperia” che evidenziano bene quell’area grigia esterna alla mafia ma che con la mafia ci lavora volentieri.
E diverse vicende riguardano proprio le aste giudiziarie, alcune le abbiamo raccontate qui. E’ emerso infatti che la famiglia mafiosa di Marsala e i suoi fiancheggiatori facevano in modo da indirizzare le vendite verso questo o quel personaggio per poi avere la “sensalia”. Il tutto con la collaborazione anche dei curatori fallimentari, che avevano contatti diretti con i membri della famiglia mafiosa, seppur non interessati formalmente all’acquisto. Tutto ciò nonostante gli sforzi del Tribunale per garantire la regolarità delle aste.
Il controllore
Nino Raia è un vero e proprio “controllore” mafioso delle aste giudiziarie. Acquisiva notizie di immobili all'asta. Fermava il mercato, impediva di presentare offerte, per favorire le sue persone. Quelle che erano disposte a pagare la “sensalia” e un qualcosa alla famiglia mafiosa.
Per fare tutto ciò Nino Raia si avvale di fidati collaboratori. Non organici (fino a questo momento) a cosa nostra, ma che possiamo inserire in quell'area grigia di professionisti che operano al fianco della mafia.
Persone che facevano da tramite per mettersi in contatto con i potenziali acquirenti degli immobili a cui chiedere poi la “sensalia”, che si trasforma in una vera e propria estorsione.
Come Francesco Pulizzi, ex patron dell'agenzia immobiliare Laguna Blu di Marsalaè noto alle cronache giudiziarie, è stato infatti già condannato per bancarotta fraudolenta.
O come il curatore fallimentare incaricato dal Tribunale di Marsala che contattava direttamente il mafioso Nino Raia: “Lei voleva vedere l'immobile di contrada Ciancio a Marsala?”. Questa storia è un chiaro esempio di come funziona il giro delle aste a Marsala.
Pulizzi, Raia e la “sensalia”
C'è Francesco Pulizzi che viene a sapere che un immobile della COMAI srl di Marsala è finito all'asta. Avvisa Nino Raia. Si viene a sapere chi sono i proprietari, per così dire, dell’immobile finito all’asta. Si cerca di capire se i proprietari vogliono riacquistare il bene. “Noi le cose ai cristiani se interessa a loro non gliele togliamo…”. I proprietari non vogliono riacquistarlo, ma ci sono altri interessati. E’ Franco Pulizzi a fare da tramite. Ma chi vorrà acquistare il bene all’asta dovrà fare “un regalo” e pagare la “sensalia” alla famiglia mafiosa.
Nino Raia, Franco Pulizzi e gli altri assicurano che nessun altro parteciperà a quell’asta. In effetti il bene verrà venduto all’asta a “quelli della lavanderia di via Mazara” come detto da Pulizzi. E oltre alla somma per acquistare, legittimamente, il bene, ne avrebbero dovuto sborsare altri. Ben 10 mila euro. E’ Nino Raia a stabilire come dividere la somma: 6 mila euro all’ex proprietario dell’immobile, mille euro per il mafioso detenuto Vito Vincenzo Rallo , 3 mila euro per Nino Raia e Franco Pulizzi. Il giorno della riscossione Franco Pulizzi gioisce “oggi facciamo i soldi”.
Putaggio e il 3%
Un’altra storia esemplare, che emerge dall’operazione antimafia, è quella che riguarda la vendita all’asta di un immobile, in via XI Maggio a Marsala, destinato a scuola.
In questa faccenda ha un ruolo anche Stefano Putaggio, ex attivista del Movimento 5 Stelle, candidato al consiglio comunale nel 2020. Per candidarsi, Putaggio, ha dovuto presentare il casellario giudiziario: pulito fino a quel momento. Ma mesi prima, secondo quanto risulta dalle indagini, era già in contatto con Nino Raia. E’ proprio Putaggio, a inizio 2020, ad informare Nino Raia che una persona di sua conoscenza era interessata ad acquistare l’immobile nel centro storico di Marsala. Scrivono gli inquirenti che Putaggio (finito ai domiciliari) era a conoscenza del “sistema di controllo mafioso delle aste giudiziarie gestito da Nino Raia” e proponeva un appuntamento suggerendo a Raia di contattare l’avvocato curatore fallimentare per fissare un appuntamento per visionare l’immobile. Una terza persona è coinvolta, si tratta di Antonino Lombardo, anche lui indagato. E il potenziale acquirente? Si tratta di Giuseppe Sturiano, non indagato.
Raia, con la mediazione di Putaggio e Lombardo, assicura a Sturiano che di Marsala non si sarebbe presentato nessuno all’asta per presentare un’offerta per il bene in vendita. L’immobile, come previsto, se l’aggiudica Sturiano che, secondo quanto emerso dalle intercettazioni, avrebbe dovuto dare 9 mila euro a Raia. Il pizzo, la mediazione, la sensalia. Chiamiamola come vogliamo, aveva una quota fissa: il 3% dell’importo a base d’asta.
Putaggio, Lombardo e Raia glielo dicono all’acquirente. Sturiano fa lo gnorri. Raia chiarisce: “prendi 9 mila euro e chiudiamo, io non voglio sapere nulla di te, se hai soldi se non li hai…”.
Sturiano capisce e chiede tempo: “una decina di giorni”.
Ma le cose si complicano, perchè Sturiano latita, Putaggio e Lombardo, vengono sollecitati da Raia a recuperare i soldi. Vanno dietro a Sturiano per mesi, alla fine portano a Raia solo 650 euro. Per il Gip è chiaro che Putaggio e Lombardo si mettono a disposizione di Nino Raia, uomo della famiglia mafiosa di Marsala, nell’affare dei beni in vendita all’asta. Personaggi che rendono più forte l’organizzazione criminale, pur non facendone parte.