Era al servizio di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, ora è stato condannato per falso e truffa ai danni dello Stato. Domenico Caviglia, 46 anni, soprannominato "il vichingo" aveva patteggiato a febbraio scorso un anno 4 mesi e 20 giorni di reclusione davanti al gup e poi aveva però aveva fatto ricorso in Cassazione: la seconda sezione, presieduta da Giovanna Verga, ha dichiarato inammissibile la sua istanza e - oltre a confermare la sentenza - lo ha anche condannato a pagare 3 mila euro alla Cassa delle ammende.
Arrestato in una delle inchieste denominate "Addiopizzo", finito di scontare la pena aveva chiesto e ottenuto il Reddito per diversi mesi, intascando complessivamente 1.363,89 euro. A febbraio dell'anno scorso era stata la guardia di finanza a scoprire che non aveva diritto al sussidio ed era stato denunciato per falso e truffa assieme ad altri 144 condannati per mafia, tra cui figuravano anche il boss della Kalsa Antonino Lauricella, detto "u scintilluni", e Bartolo Genova, già reggente del mandamento di Resuttana.
Caviglia ha violato una norma che regola il reddito di cittadinanza e che esclude dal beneficio chi è stato condannato per mafia da meno di 10 anni assieme a tutti i suoi famigliari. Per la verità all'imputato mancavano pochi mesi per essere in regola, ma ha comunque attestato il falso ottenendo il sussidio a cui non aveva diritto e truffando quindi lo Stato.