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29/09/2022 18:48:00

Marsala, omicidio Titone. Parrinello ha confessato: "Sono stato io" 

Arrestato lunedì sera con l'accusa di omicidio, ha confessato, davanti al gip, nel corso dell’udienza di convalida, il 39enne pluripregiudicato Giovanni Parrinello.

E’ stato lui ad uccidere, con un “piede di porco”, il 60enne Antonino Titone, anche lui pregiudicato. Parrinello sarebbe stato individuato grazie alle immagini di alcune telecamere di sorveglianza e alle dichiarazioni di alcuni testimoni che lo avevano visto allontanarsi, insieme alla compagna, dalla casa della vittima, in via Nicolò Fabrizi, la stradina che collega le vie Colocasio e Cicerone, nella zona di Porticella.

Il movente del delitto sarebbe un vecchio debito mai pagato dal Titone. Per il 39enne sorvegliato speciale reo confesso, difeso dall'avvocato Nicola Gaudino, il gip del Tribunale di Marsala ha convalidato l’arresto e confermato la custodia cautelare in carcere.

Il reato contestato è omicidio aggravato dalla premeditazione. Nel corso dell’udienza, svoltasi alla presenza del difensore di fiducia dell’indagato, del pubblico ministero Marina Filingeri e di alcuni esponenti delle forze di polizia impegnate nell’indagine, ha confessato l’omicidio, affermando però di non aver agito in maniera premeditata. Ad arrestare Parrinello, nella serata di lunedì, sono stati i Carabinieri della Sezione Operativa di Marsala, gli Agenti della Squadra Mobile di Trapani e del Commissariato di P.S. di Marsala, le cui indagini sono state coordinate dalla Procura. Attraverso l’immediato coordinamento tra il personale della Polizia di Stato e i militari dell’Arma e sotto la direzione del Pubblico Ministero di turno, Marina Filingeri, intervenuto sul posto a seguito del rinvenimento del cadavere del Titone, già poche ore dopo ai fatti venivano individuati l’uomo e la donna che erano stati visti fuggire dall’abitazione da alcuni vicini di casa. Una volta rintracciati, i due venivano condotti presso la Caserma della locale Compagnia e la donna, trovata in compagnia del Parrinello, veniva interrogata per diverse ore dal Pm, con l’ausilio degli ufficiali di polizia giudiziaria dei Carabinieri e della Polizia, alla presenza del difensore di fiducia. Durante l’interrogatorio, la giovane donna si mostrava “collaborativa”, consentendo il ritrovamento degli indumenti sporchi di sangue che il Parrinello aveva occultato insieme a lei immediatamente dopo l’omicidio, oltre che del portafogli trafugato dall’abitazione della vittima. In esecuzione del decreto di perquisizione domiciliare emesso dal pubblico ministero, la polizia giudiziaria rinveniva poi all’interno dell’abitazione di Giovanni Parrinello l’arma utilizzata per commettere il cruento delitto: una spranga di ferro di colore rosso ancora intrisa di sangue. Dagli esiti della preliminare ispezione cadaverica, accertamento che anticipa l’autopsia, è possibile già affermare che Antonino Titone è stato vittima un’efferata e cruenta aggressione, venendo colpito numerose volte e con una violenza micidiale al capo e al volto. Circa le motivazioni del delitto, dai primi accertamenti svolti emergono motivi di astio e debiti legati allo spaccio di sostanza stupefacente.