Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presente ieri alla cerimonia di intitolazione dell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in occasione della chiusura delle celebrazioni del trentennale delle Stragi del '92. Alla scopertura della targa erano presenti, fra gli altri, anche Lucia e Manfredi Borsellino e Maria Falcone.
"Il dolore delle vittime è anche il nostro ed è sempre vivo e spesso non neppure lenito dall'accertamento della verità". Con queste parole il presidente della Corte d'Appello di Palermo, Matteo Frasca, ha aperto la cerimonia di intitolazione dell'aula bunker di Palermo a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Alla manifestazione, voluta dall'Associazione Nazionale Magistrati, hanno partecipato anche il Capo dello Stato e i ministri della Giustizia e dell'Interno. "In quest'aula, esempio unico di efficienza nell'edilizia giudiziaria, costruita in sei mesi per lo svolgimento del maxiprocesso, grazie al lavoro unico di Falcone e Borsellino, alle loro intuizioni e alla loro rivoluzionaria consapevolezza della specificità Cosa nostra, si è potuto celebrare un dibattimento che ha segnato la storia della lotta alla mafia", ha aggiunto Frasca.
Il presidente della Corte d'Appello di Palermo ha ricordato l'isolamento e gli attacchi subiti specialmente da Falcone e il senso dello Stato dei due giudici che, nonostante le difficoltà, non si sono mai fermati e hanno sempre manifestato il loro rispetto per le istituzioni".
"La lotta alla mafia - ha concluso Frasca- deve essere sempre al centro dell'agenda politica del governo e del Parlamento, della magistratura e della società civile. È necessario che ciascuno senza compromessi scelga da che parte stare con i fatti".
"Questa è una cerimonia corale dedicata a tutte le vittime di mafia. Solo uno sforzo collettivo ci consentirà di arrivare finalmente alle compiute verità sugli efferati delitti che hanno scosso il nostro Paese". Lo ha detto Lia Sava, procuratore generale di Palermo.
"Oggi, con la cerimonia di intitolazione dell'Aula bunker a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, concludiamo l'anno di commemorazione nel trentennale delle stragi di Capaci e via d'Amelio. Non credo vi sia modo migliore di onorare la loro memoria. Quest'aula, teatro di un processo passato alla storia, è il luogo della prima grande sconfitta della mafia siciliana", ha detto il vicepresidente del Csm, Davide Ermini. "E se il maxiprocesso di Palermo rappresenta lo spartiacque della lotta giudiziaria alle cosche poiché segna la fine dell'onnipotenza e impunità della mafia, lo dobbiamo - ha aggiunto - alla tenacia, alla lucidità, alle capacità di Falcone e Borsellino, autori della poderosa ordinanza-sentenza di rinvio a giudizio che ha consentito - superando infine il vaglio della Corte di Cassazione - di decapitare i vertici di Cosa Nostra. Ha consentito di penetrare come mai prima d'allora nel sistema e nei meccanismi reconditi del potere mafioso".
"Guardiamo alle nuove generazioni sperando di suscitare nei ragazzi una reazione e un sentimento, che è ancora attuale. Giustizia deve essere memoria, ma anche sociale. Bisogna raccontare il male sociale per immaginare il bene". Così Clelia Maltese, presidente Associazione Nazionale Magistrati.
"Questa giornata rappresenta una deferente manifestazione di riconoscenza dello Stato a tutti i servitori delle istituzioni caduti. Una lunga schiera di martiri personificata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino", ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. "Falcone e Borsellino costituirono il primo pool di magistrati con criteri nuovi, ispirati al coordinamento, nella convinzione che la tradizionale delinquenza isolana si stava organizzando con criteri professionali, insinuandosi nei rapporti tra malavita e finanza e quest'ultima con la politica. I due indagarono in Europa e oltreoceano, acquisirono documenti riservati e conti bancari, e soprattutto ascoltarono vari pentiti distinguendo abilmente quelli veri da quelli falsi. Fu un lavoro monumentale ma quando nel 1986 gli imputati furono portati alla sbarra le prove erano solide".
"Nel dicembre del 1987, dopo decine di udienze, la corte di Assise di Palermo irrorò una serie di condanne severe - ha proseguito Nordio - per la prima volta nella storia del Paese Cosa nostra era stata decapita con la sola forza del diritto e nel rispetto della legalità costituzionale. Il simbolo di questa impresa vittoriosa fu Giovanni Falcone ma il nome di Borsellino fu sempre associato, prima come un complemento necessario, poi come naturale e legittimo erede".
"Il Maxiprocesso alla mafia ha segnato una linea di demarcazione indelebile nella lotta dello Stato a Cosa nostra. L'Aula bunker del carcere Ucciardone è il luogo simbolo del "Maxi" e intitolarlo a coloro che possono essere considerati i "padri" di quel processo, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è un atto doveroso nei confronti dei due uomini dello Stato che hanno svelato al Paese il vero volto dell'organizzazione mafiosa e che, proprio grazie al Maxiprocesso, hanno fatto crollare il mito di una mafia invincibile". Così il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. "Per un momento così importante e denso di significati - ha aggiunto - ringrazio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che testimonia la vicinanza dello Stato alla nostra città nel contrasto quotidiano alla criminalità organizzata".