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14/01/2023 06:00:00

  Aereo caduto a Birgi. I familiari di Altruda temono l’insabbiamento. “C’è stato un guasto”

Chiedono trasparenza e hanno paura che la verità venga insabbiata i familiari del capitano Fabio Antonio Altruda, il pilota dell’Aeronautica morto nello schianto dell’Eurofighter a pochi chilometri dalla base di Trapani Birgi.

L’incidente è avvenuto nel tardo pomeriggio del 13 dicembre, Altruda, pilota con centinaia di ore di volo alle spalle, stava rientrando alla base quando il suo caccia improvvisamente ha perso quota e si è schiantato al suolo.


“L’aereo è precipitato per un guasto”. Non hanno dubbi i familiari del pilota 33enne campano che hanno presentato un esposto alla Procura di Trapani. Le indagini, in questo senso, sono due, una militare e una civile. Ma l'analisi della scatola nera sta avvenendo in ambito militare con la presenza di un perito civile nominato dalla procura.

I familiari, rappresentati dall’avvocato Fabio Sammartano, escludono un errore del pilota, un malore o, addirittura, un gesto volontario dietro all’improvvisa caduta in picchiata dell’Eurofighter.
“La causa del disastro aereo è da imputare esclusivamente al sopraggiungere di una importante avaria al velivolo verosimilmente dovuta ad una cattiva, ovvero omessa manutenzione del mezzo”, si legge nell’esposto.

Nell’esposto c’è il racconto di quella giornata, con i due caccia del 37° Stormo che al mattino sono partiti da Trapani verso l’aeroporto militare di Istrana, in provincia di Treviso, “nell’ambito di una missione operativa finalizzata a scortare un velivolo militare statunitense”. Altruda e il pilota dell’altro caccia, il maggiore Andrea Maida, finita la missione hanno pranzato assieme e poco prima delle 17 sono tornati verso la base di Birgi. L’altro pilota ha riferito che - si legge nell’esposto - “il disastro è avvenuto subito dopo aver lui stesso constatato visivamente che il Capitano pilota Altruda – ormai giunto in prossimità all’aeroporto di Trapani – aveva regolarmente aperto i carrelli del velivolo in preparazione dell’atterraggio allorquando però improvvisamente precipitava al suolo”.

 

 

 

 

 

I familiari sono convinti che ci sia stata un’ avaria del velivolo e si avanzerebbe la richiesta che l'analisi dei dati non sia fatta dall’amministrazione militare.
Dall’Aeronautica Militare assicurano “massima collaborazione e trasparenza” e che c’è un’indagine da parte dell’Ispettorato per la sicurezza del volo, per evitare che si ripetano eventi del genere.
In questi giorni è cominciato l’esame della scatola nera in Inghilterra, dove è stato costruito il velivolo. Un esame che avverrà in “ambito militare” seppur con la presenza di un perito civile nominato dalla Procura di Trapani.
I familiari però non si fidano, hanno paura che l’ipotesi dell’avaria venga insabbiata, non vogliono che le scatole nere vengano trattenute dall’aeronautica.

"Avrebbe tutto l'interesse a nascondere eventuali responsabilità – ha detto il legale della famiglia, Fabio Sammartano -. Se la Procura indaga a carico di ignoti a caccia di responsabilità penali, i potenziali indagati dovrebbero essere necessariamente parte dell'autorità militare. Dobbiamo temere quindi un conflitto di interesse. Ci sono tecnici civili che possono analizzare le scatole nere e con la Procura siamo andati su uno scontro dialettico in tal senso".


Un altro aspetto che viene specificato nell’esposto riguarda il tipo di missione. Non era una missione addestrativa, ma operativa e, sostengono i familiari, l’aereo sarebbe stato provvisto di armamenti sia all’andata che al ritorno. Per questo l’incidente aereo potrebbe essere qualificato come incidente di attività operativa.