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19/02/2023 06:00:00

Superbonus. Cosa cambia e chi rischia con lo stop alla cessione dei crediti

 Le nuove regole, le ennesime, sul superbonus stanno creando molta incertezza. Il decreto del Governo Meloni mette fine al sistema della cessione dei crediti e dello sconto in fattura che avrebbe potuto permettere (in realtà in questi due anni ci sono stati molti problemi) alle famiglie di effettuare lavori di efficientamento energetico nelle proprie abitazioni.

Le associazioni di categoria protestano per una norma, l’ennesima sul superbonus, che potrebbe portare al collasso di numerose imprese. Già nei mesi scorsi il governo Meloni aveva tagliato le percentuali di bonus, tant’è che dal 110 si è passati al 90%. Un sentore che la misura voluta dal governo Conte avesse le ore contate.
Ma cosa cambia, chi rischia, cosa c’è da sapere sul superbonus e le nuove regole.

 

 

Perchè si parla di “morte” del Superbonus?
Il decreto legge che ha bloccato le cessioni del credito relative ad agevolazioni fiscali, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale è operativo dal 17 febbraio 2023. Il primo dato che emerge dalla lettura è che non sarà possibile dare vita a operazioni di cessioni del credito e sconti in fattura per attività non ancora avviate. Per limitarci al Superbonus, agevolazione sulla quale lo stop ha sicuramente il maggiore impatto, un condominio o un proprietario di casa indipendente (ammesso che si tratti di prima casa e che il contribuente abbia i requisiti reddituali per chiedere l’agevolazione) che non abbiano ancora depositato la Cilas dovranno obbligatoriamente chiedere le detrazioni sul 730 e sul modello PF.

Chi si salva?
In teoria, chi ha già iniziato i lavori pagando alcune fatture e a maggior ragione chi ha già effettuato almeno una cessione a Sal (stato avanzamento lavori: è possibile cedere al completamento del 30 e del 60% delle opere) avrà ancora diritto a effettuare le cessioni. Lo stesso vale anche per chi non ha ancora iniziato i lavori ma ha depositato la Cilas prima della data di entrata in vigore del decreto. Ma tra il dire e il fare c’ di mezzo il mare. Perchè il fatto di aver diritto alla cessione non garantisce automaticamente che si troverà una banca disposta a ritirare il credito. Già in questi anni cedere i crediti alle banche è stato difficilissimo, con gli istituti che hanno colmato subito i cassetti fiscali e non hanno più accettato crediti da scontare.

 


Conviene ancora?
Regole e tempistica del Superbonus non vengono toccate dal decreto. Ma oggi, a differenza di due anni fa, i lavori costano molto. Per affrontare le spese il contribuente dovrebbe o anticipare la somma o fare un mutuo ai tassi non particolarmente convenienti di questa fase economica e poi deve disporre di un reddito imponibile in grado di assorbire tutta intera la detrazione per chi non abbia ancora depositato la Cilas. In più le operazioni su bonus 110% oggi sono prezzate tra 92 e 94 euro ogni 110 di credito, all’inizio venivano remunerate tra 100 e 104 euro. Significa che il Superbonus è comunque oneroso per il contribuente e a maggior ragione lo è nella versione 90%.

Superbonus per super ricchi?
Sì. Con le nuove misure il governo Meloni di fatto permette a chi sta molto bene economicamente di rifarsi casa quasi gratis e a carico dello Stato, dei contribuenti, anche di quelli che stanno meno bene economicamente. Un’accusa spesso fatta al Superbonus è quella di essere un’agevolazione per ricchi. Se lo era con la cessione del credito, senza cessione lo diventa molto di più. Ad esempio, stando alle regole attuali, per le case indipendenti, possono godere del superbonus al 90% solo se si tratta di prima casa e se il quoziente familiare è di 15 mila euro all’anno: è evidente che la possibilità di poter sfruttare le detrazioni in proprio è del tutto irrealistica.


Non cambiano le scadenze
Restano invariati i termini e le aliquote. Per quanto riguarda i condomini: se la delibera assembleare è stata assunta entro il 24 novembre e la Cilas presentata entro il 25 novembre 2022, oppure se la Cilas è stata presentata dopo il 25 novembre ma entro il 31 dicembre e la delibera assembleare non è posteriore al 18 novembre, si ha diritto al 110%, altrimenti si scende per il 2023 al 90%. Per le case indipendenti, se i lavori erano in corso al 30 settembre 2022 erano stati compiuti almeno per il 30%, si ha diritto al 110% ma solo per le opere ultimate entro il 31 marzo 2023. Negli altri casi le abitazioni indipendenti sono agevolate al 90% per il 2023, purché si tratti di prima casa e il quoziente familiare sia inferiore a 15 mila euro. Per le case plurifamiliari con proprietà unica il termine ultimo per la Cilas per ottenere il 110% era il 25 novembre 2022. Per tutti il superbonus scende al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025.