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06/03/2023 06:00:00

Vaccarino era davvero in contatto con Messina Denaro, quella è la grafia del boss

 Non sarebbe stato un amanuense a scrivere al posto del boss le lettere all’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino che, per conto del Sisde, aveva agganciato Matteo Messina Denaro per contribuire alla sua cattura. I loro due nomi in codice erano Alessio e Svetonio e il primo pizzino viene inviato nel 2004, dopo l’incontro di Vaccarino con Salvatore Messina Denaro, fratello del latitante, avvenuto nello studio del dottor Tumbarello.

La consapevolezza che a scrivere quelle lettere firmandosi Alessio fosse proprio il boss, arriva dai pizzini trovati a casa della sorella Rosalia, arrestata venerdì scorso per aver aiutato il fratello nella sua latitanza. La grafia è la stessa.

 

Oggi, per la donna è previsto l’interrogatorio di garanzia, ma è davvero difficile che potrà dare ai magistrati i veri nomi e cognomi che si celano dietro ai diversi nickname presenti nei pizzini trovati nella casa dove abitava, in via Alberto Mario, e in quella nella campagna di Contrada Strasatto.

Oltre a quello che ha portato alla sua cattura, ce ne sono tantissimi altri, forse un migliaio, compresi quelli trovati nel “covo” di via Cb31 a Campobello di Mazara. A chi appartengono nomi come Fragolina, Ciliegia, Mela, Condor, Malato, Reparto, Parmigiano?

Non è difficile ipotizzare che Fragolone (questo il nomignolo che l’ex latitante aveva dato alla sorella nelle sue “missive”) davanti ai pm farà scena muta. O, al massimo, risponderà senza di fatto rivelare nulla, proprio come il fratello.

 

Certo sono pizzini che contengono un sacco di cose interessanti che gli investigatori, coordinati dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo, stanno cercando di decriptare, in modo da ricostruire la ragnatela di supporto alla latitanza e gli affari con alcuni imprenditori, nel corso del lungo periodo iniziato nel giugno del 1993. Ovvio, ci vorrà del tempo. Ma molte risposte sono destinate ad arrivare, a prescindere dall’eventuale collaborazione (pura utopia) della sorella del boss.

 

Intanto però, come dicevamo all’inizio, alcune risposte sono già arrivate.

Era proprio Messina Denaro e non uno scrivano, a comunicare per iscritto con l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino.

A farlo notare è il giornalista Gian Joseph Morici, direttore de La Valle dei Templi, che ha confrontato la grafia delle lettere inviate dall’ex superlatitante alla sorella Rosalia, con quelle inviate da Alessio a Svetonio.

Oltre alla grafia, che appare identica – scrive Morici - tanto i pizzini inviati alla sorella, quanto quelli a Svetonio, hanno un segno distintivo che a colpo d’occhio li individua come scritti dalla stessa mano. In entrambi i pizzini, il “che” è scritto con le prime due lettere in corsivo e con la vocale in stampatello, senza considerare la “c” allungata e collegata alla “h” allo stesso modo”.

Noi aggiungiamo anche un altro pizzino, inviato invece una quindicina di anni fa al boss palermitano Salvatore Lo Piccolo. Anche lì lo stesso segno distintivo.

A meno che non si voglia ipotizzare che questo ipotetico scriba si occupasse anche delle lettere inviate alla sorella (e non solo), questo dimostrerebbe che Vaccarino era davvero in contatto con Matteo Messina Denaro e che la possibilità che il boss si potesse catturare già quindici anni fa, grazie all’ex sindaco in contatto col Sisde, era reale. Ma Vaccarino fu stoppato e le cose andarono diversamente.

 

Egidio Morici