Sembra uno scandalo senza fine, quello della sanità in Sicilia. Gli ultimi arresti sono stati proprio nell'ultimo fine settimana, con la scoperta di incarichi spartiti a tavolino tra figli, ex mogli, compagne.
Il nuovo caso riguarda in particolare tre progetti dell’assessorato regionale alla Sanità e coinvolge Giuseppe Arcidiacono, recentemente autocandidato in FdI alla carica di sindaco di Catania per le elezioni del 28 maggio, e un funzionario della sanità catanese. Indagati due ex assessori regionali, Ruggero Razza di Fratelli d’Italia e Antonio Scavone dell’Mpa.La Procura, che ha coordinato le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Catania, contesta un diverso episodio ciascuno. Razza avrebbe favorito un candidato per un progetto da 10 mila euro per “Osas Catania – sentinelle della prevenzione”; Scavone un altro candidato per un progetto da 15 mila euro per il “Centro cardio hub e spoke – modello di prevenzione e riabilitazione”.
E' questo l'ennesimo episodio di un sistema corruttivo che sembra non avere confini, ed attraversare tutti i governi. Perchè da Musumeci a Schifani, sembra non cambiare nulla. E la mente corre sempre a quella inchiesta della commissione antimafia dell'Ars sulla corruzione nella sanità siciliana, presentata l'anno scorso. La potete leggere cliccando qui.
La sanità pubblica in Sicilia, nelle parole di Antonio Candela, uno dei protagonisti degli scandali di questi anni, altro non è che “un condominio”, un privatissimo business del quale spartirsi quote millesimali, carriere, appalti, profitti: tutto. "In questi vent’anni - è scritto nella relazione - una parte non irrilevante dei ceti professionali, pubblici e privati, ha avuto lo stesso sguardo avido sulla salute dei siciliani: un bottino di guerra, una terra di mezzo da conquistare, un’occasione per fabbricare vantaggi economici e rendite personali. Ad intercettare la molestia e l’avidità di certi comportamenti è intervenuta (quando ha saputo, quando ha voluto) la magistratura. Raramente la politica".
Non fa eccezione, purtroppo, Trapani. Con un manager, Fabio Damiani, arrestato e poi condannato per corruzione. E il suo successo, Paolo Zappalà, coinvolto in un'indagine sulla gestione degli appalti quando era manager a Pescara. L'operazione che ha coinvolto Damiani e Candela si chiamava "Sorella sanità". Mentre "Sorella Sanità 2" si chiama quella, dello scorso Ottobre, che ha portato ad altri arresti eccellenti, per un presunto giro di mazzette legate ad appalti dal valore di centinaia di milioni.