All'inizio del 900 l'Italia si è svuotata, 30 milioni di italiani sono espatriati in cerca di una vita migliore. Trenta milioni di migranti economici e non tutti erano brave persone. Un terzo de La grande emigrazione (1876-1915) sceglieva di raggiungere il Nord America, a restare i più poveri, quelli che non potevano neppure permettersi i soldi per il viaggio. Partivano solo i maschi per quella rotta, le famiglie intere sceglievano il Sud America, dove da poco era stata abolita la schiavitù.
Quando i migranti eravamo noi si approdava nella baia di New York, nell'isolotto di Ellis Island, tolti i morti durante il tragitto il carico residuale veniva esaminato scrupolosamente dalle autorità sanitarie, chi non superava i tre giorni di controlli veniva marchiato con una x sui vestiti e rispedito indietro. Sui documenti scrivevano white, ossia bianco riferito al colore della pelle, sovente aggiungevano un punto interrogativo perché non eravamo palesemente neri. Venivamo considerati una razza inferiore. Dopo la Prima guerra mondiale il governo americano decise un tetto massimo d'immigrati da accogliere per evitare l'invasione della pelle oliva.
L'integrazione degli italiani in America trova nuovi spazi con la Seconda guerra mondiale: 500.000 soldati di razza inferiore combattono fianco a fianco con i soldati americani per liberare la loro terra d'origine dal regime nazifascista, contribuendo a far nascere il nuovo mito degli italiani brava gente
In Italia ospitiamo poco più di 6 milioni di migranti, mettendoci dentro tutti, il 10 percento dell'intera popolazione. Non saprei dire se sono molti o pochi, non riesco a valutare dei numeri se questi indicano persone, ma soprattutto non riesco a comprendere quella odiosa differenza tra rifugiati e migranti economici. Se qualcuno rischia di morire non m'importa la causa, m'importa aiutarlo affinché lo si possa impedire.
Da alcune regioni dell'Africa nessuno scappa, dalla Namibia ad esempio, ma anche dal Rwanda o dalla Sierra Leone, semplicemente perché c'è convivenza
pacifica, dove non c'è sfruttamento delle materie prime da parte dei Paesi ricchi, laddove i cambiamenti climatici non hanno ancora prodotto carestie e miseria, ecco allora che da quei paesi nessuno scappa, perché nessuno vorrebbe scappare dalla propria casa per affrontare l'ignoto.
L'immigrazione non si ferma, finché non si modificheranno le condizioni di vita di quanti fuggono. La presidente Meloni parla giustamente di sfida europea, di piano Mattei, di sviluppo paritario e non predatorio... sfido chiunque in tutto il globo terracqueo a dimostrare il contrario, poi però il corto circuito, la distinzione tra un migrante che scappa dalla guerra e quello che ambisce ad avere una vita più dignitosa, per sé e la sua famiglia.
Perché questa distinzione? Cosa può spingere una donna, una madre, ma soprattutto una cristiana, a fare questa disgustosa distinzione. E no presidente, continui pure a professarsi donna, madre, italiana, patriota... ma cristiana no! Non può farlo, mi spiace, perché si può ignorare la storia, il primo articolo dlla Dichiarazione Universali dei Diritti Umani, ma non si può nominare Cristo e contestualmente fare una selezione tra gli esseri umani. Gesù ha parlato di Fratellanza universale, aggiungendo che essere tutti fratelli implica la differenza oltre che l'uguaglianza, accettazione della differenza, diversità riconciliata... bisogna essere prudenti a professarsi cristiani, è un'assunzione di responsabilità importante, una scelta di vita etica e senza scarti, altra cosa dall'essere donna, madre, italiana, patriota...
Katia Regina