Le tariffe dei rifiuti (Tari) che a Castelvetrano non vengono approvate, non c’entrano nulla con le riduzioni o gli aumenti. Nulla a che vedere con le percentuali di differenziata e ancora meno con la presenza delle discariche abusive o con i sacchi di immondizia abbandonati in periferia. Non esiste niente che, nel merito, divide partiti e movimenti. E’ una questione di numeri. Il sindaco Enzo Alfano da tempo non ha più la maggioranza e le opposizioni ormai sembrano soltanto volerne le dimissioni.
Insomma il voto alla Tari non è che un voto politico sul primo cittadino e, a meno di colpi di scena, quasi sicuramente il prossimo lunedì si assisterà all’ennesimo nulla di fatto. E se la tari non verrà approvata, non si potrà escludere la possibilità di un nuovo dissesto finanziario. Attenzione, non è una conseguenza certa, però nessuno si sente di sottovalutare il rischio.
Ma se accadesse, il comune non avrebbe più i soldi per pagare tutti i lavoratori. E dopo due anni di disponibilità presso altre amministrazioni comunali, gli esuberi perderebbero il posto di lavoro.
Insomma, è come se gli stabilizzati rischiassero di perdere la propria stabilizzazione.
Ecco perché anche i sindacati si sono sentiti in dovere di sollecitare il consiglio comunale affinché approvi le tariffe, cosa “indispensabile per la definizione del documento di programmazione finanziaria dell’Ente – scrivono in una nota i segretari di categoria di Fp Cgil, Fp Cisl, Uil Fp e Csa Trapani Caterina Tusa, Rosario Genco, Giorgio Macaddino e Paolo Pagoto - indispensabile per mantenere gli equilibri di bilancio nel rispetto delle norme di legge”.
Una sorta di grido d’aiuto per eliminare qualsiasi preoccupazione, “che potrebbe significare un passo indietro rispetto al riequilibrio di bilancio attestato solo qualche mese fa”.