Il suo sorriso incantava tutti. Aveva un’energia pazzesca, e un amore smisurato per la figlia. Il sorriso di Marisa Leo è stato spento, mercoledì sera, a colpi di fucile, dall’ex compagno Angelo Reina, che poi si è tolto la vita. E’ l’ultimo, raccapricciante, femminicidio che coinvolge la provincia di Trapani. Una lunga scia di sangue ad opera di mariti, ex fidanzati, uomini che dalla violenza verbale sono passati ai maltrattamenti, poi i tragici epiloghi.
Marisa Leo aveva denunciato l’ex compagno alcuni anni fa, ma non è bastato per allontanarsi da lui.
L’ultima vittima, prima di Marisa, era giovanissima. Aveva 29 anni Maria Amatuzzo, uccisa la vigilia di Natale 2022, a Marinella di Selinunte, frazione di Castelvetrano, dal marito di oltre 30 anni più anziano. Madre di due figli, Maria Amatuzzo gli aveva detto che la loro relazione ormai era finita e lui, accecato dalla gelosia, ha impugnato un grosso coltello da cucina, colpendola a morte. “Voleva andare via per sempre ed io ho visto un fantasma” ha confessato Ernesto Favara di 63 anni ricostruendo dinamica dell’omicidio della moglie. Dodici fendenti hanno stroncato la vita della giovane mamma rinvenuta in una pozza di sangue. L’uomo era stato denunciato per precedenti maltrattamenti, già in passato avrebbe tentato di uccidere la ragazza.
Aveva 60 anni, invece, Anna Manuguerra, uccisa dal marito nel 2016. Il delitto in una abitazione di via Speranza, a Paceco, dove viveva con l’uomo nonostante era in corso una causa per la separazione. Dopo averla colpita a morte, con 23 coltellate, sale in auto e si reca in un ristorante nei pressi della torre di Nubia dove era solito pranzare. Il proprietario nota che è sporco di sangue. “Ho commesso una fesseria”, spiega Antonino Madone.
Una relazione turbolenta quella tra Anna e Antonino durata 38 anni. Poi la decisione della donna di separarsi, stanca di subire umiliazioni e vessazioni.
L'ennesima discussione culminò in tragedia.
Trent’anni di matrimonio, trent’anni di vita vissuta assieme tra Rosalia Garofalo e Vincenzo Frasillo ma non sono bastati a salvare la vita della donna e a tenere a bada la gelosia e soprattutto la brutale violenza dell’uomo. L’omicidio a fine gennaio 2020, a Mazara del Vallo.
Dopo tre giorni di violenze l’uomo ha ucciso la moglie che, dal 2018, a seguito di un’ischemia che le aveva paralizzato la parte destra del corpo, si muoveva e parlava a fatica. E anche in quella condizione non ha trovato la comprensione da parte dell’uomo che l’avrebbe dovuta aiutare e sostenere. Anche in questo caso la donna aveva denunciato il marito, si era allontanata da casa, ma alla fine è tornata sui suoi passi, lo ha perdonato, è tornata in quella villetta isolata di via Calypso dove non ha trovato amore e non ha avuto il tempo di allontanarsi definitivamente, dal momento che aveva in corso le pratiche per la separazione coniugale. Frasillo l’ha picchiata più e più volte per giorni. La donna è stata trovata senza vita in casa.
E' stata uccisa da suo marito con sette coltellate, Daniela Lagumina, 48 anni, la donna di Castelvetrano vittima dell'ennesimo caso di femminicidio. Il marito, Gino Damiani, 60 anni, poi, dopo averla uccisa, si è tolto la vita in modo macabro, posizionando un coltello dalla lama affilata nell'incavo ascellare del corpo della moglie ormai morta e adagiata sul letto, e buttandosi sopra più volte.
Daniela è stata colpita in particolare ai polmoni e al cuore. La donna, inoltre, è stata uccisa nel sonno.
Risale a più di dieci anni fa, invece, uno dei femminicidi più atroci di questo territorio.
Era il 4 luglio del 2012 quando nelle campagne trapanesi venne uccisa Maria Anastasi, incinta al nono mese, dal marito Salvatore Savalli, e da Giovanna Purpura, amante dell’uomo. Prima l’hanno uccisa e poi hanno dato il corpo alle fiamme.
Un rapporto difficile quello tra Savalli e la moglie, un rapporto fatto di violenze fisiche e psicologiche, che hanno fatto da sfondo alla morte di Maria Anastasi. La donna incinta al nono mese, uccisa con una pala e il cui corpo è stato dato alle fiamme. Già nel corso delle indagini però era emerso che Salvatore Savalli avrebbe usato violenza anche sui figli (un maschio e due femmine), colpendoli con calci e pugni al volto e all’addome senza alcun apparente motivo.
Nel dicembre del 2013 Trapani conosce un altro efferato omicidio, quello della nigeriana Uwadia Bose. La donna di trentotto anni, viveva stabilmente a Palermo con il compagno ed era madre di due gemelli di 4 anni, di giorno svolgeva l’attività di parrucchiera nel capoluogo, mentre, da alcuni mesi, la sera raggiungeva Trapani con i mezzi pubblici e si prostituiva, fino all’alba, in Piazza Ciaccio Montalto nei pressi della stazione ferroviaria. La donna iniziò a prostituirsi per raccogliere, la somma necessaria a pagare il suo debito con chi l’aveva fatta giungere in Italia. Il suo cadavere venne rinvenuto nei pressi del cimitero comunale di Custonaci, la mattina del 24 dicembre dietro ad un chiosco per la vendita di fiori. Per l'omicidio venne arrestato e processato Alessandro Bulgarello, assolto in corte d'Appello.
Le donne uccise, sfregiate, malmenate dai compagni. Da uomini possessivi, gelosi, uomini che hanno ancora impresso il concetto di donna come oggetto. Un concetto da estirpare, anche qui, soprattutto qui, in provincia di Trapani. Un territorio che ha conosciuto troppa violenza sulle donne. Marisa, Anna, Daniela, Uwadia Bose, e altre donne che hanno perso la vita in questo territorio. Colpevoli di essere donne.