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09/09/2023 06:00:00

Sequestri al parco fattoria Carimi, “Non sapevo ci volessero quelle autorizzazioni"

 Non sapeva che per avere quel tipo di animali ci volessero delle autorizzazioni speciali. E’ quanto ha dichiarato dal suo profilo Facebook Filippo Carimi, titolare del parco fattoria denunciato per aver detenuto illegalmente 19 esemplari, che sono stati sequestrati e affidati alla stessa struttura (ne abbiamo parlato qui).

Per la legge giustamente rappresento un malfattore vengo giustamente denunciato Penalmente, x cosa? – ha scritto Carimi - X non avere ottemperato ad avere delle autorizzazioni speciali di cui ne sconoscevo la necessità…

 

Una necessità che probabilmente sconosceva anche la Regione Siciliana, quando accreditò la struttura come fattoria didattica, ammesso che queste verifiche avrebbero dovuto farle gli uffici regionali. Ma pare che una buona parte di questi 19 animali, irregolarmente detenuti, fosse presente nella struttura da molti anni. E prima del “Villaggio di Betlemme”, inaugurato nel 2018 e patrocinato dai comuni di Castelvetrano e Partanna, oltre che dalla stessa Regione Siciliana (con tanto di interesse della trasmissione di Rai Uno, “La Vita in Diretta”), diverse scolaresche avevano fatto visita al parco fattoria di Carimi.

Insomma, fino a qualche giorno fa, nessuno si era accorto di niente. C’è voluta una segnalazione che ha portato all’intervento dei carabinieri forestali del nucleo Cites, del distaccamento di Trapani, insieme ai veterinari dell’Asp.

Ma cos’è il nucleo Cites? L’acronimo sta per Convention on International Trade of Endangered Species e si riferisce al documento necessario per il commercio di specie considerate a rischio di estinzione. Qualcosa come la tracciabilità dell’animale. Non proprio una roba di poco conto, se consideriamo quanto possa essere importante perfino nel campo del commercio del pesce.

 

Questa storia però non c’entra nulla con il maltrattamento di animali.

Sono gli stessi carabinieri che, nel loro verbale, hanno scritto che tutti gli esemplari rinvenuti all’interno della struttura si trovavano in ottime condizioni di salute. Ma la maggior parte dei commenti sui social si è centrata proprio su questo punto, come se, non avendo trovato nessun animale maltrattato o denutrito, i carabinieri avrebbero dovuto fare subito dietrofront, rinunciando a qualsiasi altra verifica.

Forse, quando i protagonisti della cronaca sono gli animali, il senso critico del lettore è destinato ad affievolirsi e la comprensione dei fatti ad alternarsi tra il bianco e il nero. E allora, anche se un po’ tutti i giornali on line hanno riportato che gli animali sequestrati saranno affidati alla stessa struttura, pur “nell’attesa di individuare luoghi idonei per la detenzione”, il timore più diffuso è che possano essere trasferiti altrove, lontano da chi se n’è sempre occupato con amore. Ma la possibilità effettiva che ciò accada è molto remota, soprattutto se pensiamo che anche nei casi di maltrattamento in canili privati (perfino abusivi), i cani vengono comunque affidati allo stesso “maltrattante”. Figuriamoci quindi in questo caso, dove gli animali, per stessa ammissione dei militari e dei veterinari dell’Asp, sono tenuti bene, nutriti e accuditi al meglio.

 

Alla fine è come se un automobilista fosse sorpreso a guidare senza patente. Il fatto che abbia guidato prudentemente per anni, osservando pedissequamente il codice della strada, non vuol dire che ad un posto di blocco dei carabinieri sia giusto lasciarlo proseguire. E vale a poco tirare fuori storie di scapestrati patentati che bevono e rischiano di provocare terribili incidenti.

La vicenda del Parco Fattoria Carimi potrebbe risolversi anche in breve tempo, magari chiedendo e ottenendo tutte le autorizzazioni previste ed escludendo responsabilità ulteriori.

Sempre tenendo a mente che una denuncia non è una condanna e che un sequestro non è una confisca, si può aspettare che la giustizia faccia il suo corso. Non escludere la buonafede, non vuol dire rinunciare all’importanza delle regole sulla detenzione degli animali.

 

Egidio Morici