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29/09/2023 06:00:00

E' sempre la stessa storia: la Sicilia non riesce a spendere i soldi europei

 Sicilia e fondi europei è il vecchio nodo dei soldi non spesi, quindi di un’isola ferma e bloccata nel suo sviluppo.
Il presidente della Regione Renato Schifani lancia l’allarme ma striglia i suoi stessi burocrati regionali: incapaci di tenere il passo con Bruxelles.

Un rimprovero in pieno stile autoritario, che evidentemente è pure arrivato in ritardo vista l’ inconcludenza degli uffici, perché bisogna pur dirlo che non sempre e non tutta la colpa è della politica, i tecnici e i dirigenti fanno la loro bella parte e ci mettono tutto il lassismo possibile per rimandare quello che possono fare oggi.
Schifani li rimprovera anche per l’abbigliamento che hanno tenuto a Palazzo d’Orleans, che non è casa propria e nemmeno il giardino di un bar, per cui jeans e polo anche no.

Il governatore della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha convocato una riunione con i capi dei dipartimenti regionali per fare il punto sullo stato dei fondi e per chiedere di “Accelerare sulla spesa dei fondi europei del ciclo di programmazione 2014-2020 e scongiurare il rischio di restituire le somme a Bruxelles”, chiede ai dirigenti a “Un maggiore senso di responsabilità, necessario per affrontare le criticità che riteniamo superabili, ma occorre un grande impegno da parte di tutti. I dati economici ci incoraggiano, ma non possiamo perdere questa sfida a causa dei tentennamenti della politica e della lentezza della burocrazia”.

Stigmatizzato anche l’abbigliamento, come è giusto che sia, invitando i dirigenti a indossare un abbigliamento consono alle istituzioni che rappresentano, il presidente ha poi fatto l’elenco dei dirigenti assenti alla riunione: Giuseppe Battaglia, dirigente generale del comando del Corpo forestale, Salvatore Taormina delle Autonomie locali, Mario La Rocca del dipartimento Beni culturali, Salvatore Requirez a capo del Dasoe, e Salvatore Iacolino, dirigente della pianificazione strategica dell'assessorato alla Salute.

Resta al palo il ddl sulla resurrezione delle Province, c’è un problema di costi, anche Roma aveva glissato su questo ritorno legandolo soprattutto ad una questione di conti pubblici che non possono ulteriormente essere gravati da questo rinato poltronificio.
Per avere, infatti, il ritorno delle province Roma deve rivedere la legge Delrio e al momento non è nemmeno in programma.